Edilizia: l'anima persa nel BIM?
La digitalizzazione sta trasformando il settore, ma non tutti sono pronti ad abbandonare la tradizione per lavorare con il Building Information Modelling
La digitalizzazione sta trasformando l'edilizia; lo ha fatto prima nel mondo anglosassone, poi in Svizzera e adesso ci sta provando anche in Ticino, in particolare attraverso il cosiddetto BIM, ovvero Building Information Modelling; un tipo di progettazione in 3D, che però prevede anche l'inserimento di tutti i dati per tutte le componenti possibili.
"Per esempio la tipologia di un muro. Come è composto da progetto. Possiamo entrare nel sistema e vediamo esattamente che tipologia di materiale è stato scelto. I dati tecnici. I valori termici. Tutti i parametri", spiega Enrico Caneva, del CEO studio di architettura SAAC di Melano.
Inoltre uno studio condotto oltre Gottardo rivela che il BIM è un costo, che però - considerando tutto il ciclo di vita di un edificio - si trasforma in un risparmio di circa il 10 percento. Non a caso per gli edifici pubblici è un metodo sempre più richiesto.
"Ginevra sta investendo molto nel BIM, ed in futuro potrà avere una mappa di tutta la città in cui si potranno vedere i nuovi progetti, gli ampliamenti ed i risanamenti. e quindi studiare l'evolversi della città sia per la pubblica amministrazione che per i privati", ci dice Sebastiano Maltese, ricercatore ISAAC alla SUPSI.
I costruttori si dividono in due: c'è chi dice che del BIM non si può fare a meno e chi lo considera una moda. "Costruire senza BIM oggi diventa difficile perché la parte dell'impiantistica è sempre più preponderante", afferma Lucio Gerna, direttore della G&A Total Contract di Manno. "Ci vogliono troppi sforzi per far sì che sia poi redditizio. In Ticino lo usano poche aziende. E nessun artigiano", sostiene invece Daniele Pronzini, costruttore e promotore immobiliare titolare della MB & DP di Minusio.
Ed in effetti i più scettici sono proprio gli artigiani, ancora molto legati alla tradizione. "C'è gente velocissima al computer ma io preferisco lo schizzo a mano. Il mio AutoCAD ce l'ho in testa", ci dice Franco Mondia, falegname a Balerna. "Anche io uso lo schizzo a mano libera. Il disegno per terra. E la calcolatrice", conferma Gregory Meyer, metalcostruttore titolare della LDM di Sementina. "Il progetto è mentale. E la realizzazione si fa con le mani", afferma senza troppi giri di parole Lorenzo Tosoni, fabbro a Tesserete.
Intanto però il BIM, all'accademia di architettura di Mendrisio, è diventato anche un corso. "Il nostro approccio - svela Lidor Gilad, docente strumenti digitali all'Accademia di Mendrisio - è creativo. Perché abbiamo notato che c'è una paura: che il BIM crei una standardizzazione del processo di disegno. E noi, come architetti, non la vogliamo".
Joe Pieracci/Angelo d'Andrea
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