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Edilizia: l'anima persa nel BIM?

La digitalizzazione sta trasformando il settore, ma non tutti sono pronti ad abbandonare la tradizione per lavorare con il Building Information Modelling

  • 1 dicembre 2019, 12:03
  • 9 giugno 2023, 19:03

BIM: la sfida digitale nell'edilizia ticinese

Joe Pieracci e Angelo d'Andrea 30.11.2019, 18:33

La digitalizzazione sta trasformando l'edilizia; lo ha fatto prima nel mondo anglosassone, poi in Svizzera e adesso ci sta provando anche in Ticino, in particolare attraverso il cosiddetto BIM, ovvero Building Information Modelling; un tipo di progettazione in 3D, che però prevede anche l'inserimento di tutti i dati per tutte le componenti possibili.

"Per esempio la tipologia di un muro. Come è composto da progetto. Possiamo entrare nel sistema e vediamo esattamente che tipologia di materiale è stato scelto. I dati tecnici. I valori termici. Tutti i parametri", spiega Enrico Caneva, del CEO studio di architettura SAAC di Melano.

Inoltre uno studio condotto oltre Gottardo rivela che il BIM è un costo, che però - considerando tutto il ciclo di vita di un edificio - si trasforma in un risparmio di circa il 10 percento. Non a caso per gli edifici pubblici è un metodo sempre più richiesto.

"Ginevra sta investendo molto nel BIM, ed in futuro potrà avere una mappa di tutta la città in cui si potranno vedere i nuovi progetti, gli ampliamenti ed i risanamenti. e quindi studiare l'evolversi della città sia per la pubblica amministrazione che per i privati", ci dice Sebastiano Maltese, ricercatore ISAAC alla SUPSI.

I costruttori si dividono in due: c'è chi dice che del BIM non si può fare a meno e chi lo considera una moda. "Costruire senza BIM oggi diventa difficile perché la parte dell'impiantistica è sempre più preponderante", afferma Lucio Gerna, direttore della G&A Total Contract di Manno. "Ci vogliono troppi sforzi per far sì che sia poi redditizio. In Ticino lo usano poche aziende. E nessun artigiano", sostiene invece Daniele Pronzini, costruttore e promotore immobiliare titolare della MB & DP di Minusio.

Ed in effetti i più scettici sono proprio gli artigiani, ancora molto legati alla tradizione. "C'è gente velocissima al computer ma io preferisco lo schizzo a mano. Il mio AutoCAD ce l'ho in testa", ci dice Franco Mondia, falegname a Balerna. "Anche io uso lo schizzo a mano libera. Il disegno per terra. E la calcolatrice", conferma Gregory Meyer, metalcostruttore titolare della LDM di Sementina. "Il progetto è mentale. E la realizzazione si fa con le mani", afferma senza troppi giri di parole Lorenzo Tosoni, fabbro a Tesserete.

Intanto però il BIM, all'accademia di architettura di Mendrisio, è diventato anche un corso. "Il nostro approccio - svela Lidor Gilad, docente strumenti digitali all'Accademia di Mendrisio - è creativo. Perché abbiamo notato che c'è una paura: che il BIM crei una standardizzazione del processo di disegno. E noi, come architetti, non la vogliamo".

Joe Pieracci/Angelo d'Andrea

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