È giunta sin nel mezzo dell'arido deserto algerino dell'hammada, la pandemia da Covid-19. Finora, nei campi di rifugiati saharawi si sono registrati circa 1700 casi e 67 morti. Ma oltre al bilancio sanitario, a gravare sui campi profughi, che vivono di aiuti umanitari, è stato il blocco delle frontiere, che ha avuto effetti disastrosi sull'approvvigionamento di cibo.
Mascherine, vaccini e cure nel cuore del deserto
Stando ai numeri del Programma Alimentare Mondiale, la malnutrizione tra i saharawi è passata dal 77 % del pre-pandemia al 93 % di oggi. Negli accampamenti si registrano livelli di diabete e celiachia quattro volte più alti rispetto alle medie internazionali. Scarseggiano farina e riso. E si è ormai messo mano agli stock d'emergenza.
La Svizzera contribuisce ogni anno al paniere mensile dei saharawi, inviando scorte di latte in polvere, attraverso il Pam.
Quanto ai vaccini, ai campi sono disponibili AstraZeneca e il cinese SinoVac. Ma la percentuale dei vaccinati è ancora molto bassa. I campi di rifugiati saharawi non si discostano dal ritardo del continente africano rispetto all'Europa. Un ritardo che esprime tutto lo squilibrio del mondo in cui viviamo, nell'accesso alla sanità.
Gilberto Mastromatteo