«La clausura non si sceglie. Nella vita si fanno degli incontri che ti portano diritti in un posto. Per me è stato così». La giovane suor Paola, poco più che trentenne, spiega così la non-decisione di entrare nel monastero di Santa Maria in Gerusalemme, nel cuore di Napoli, presa subito dopo la laurea in architettura.
«Quando ero al liceo – racconta – volevo iscrivermi all’università, diventare architetto e farmi una famiglia. Ma i sogni cambiano».
Oggi il sogno di Suor Paola è abbattere un muro. Quello costruito nel chiostro del monastero subito dopo l’unità d’Italia quando i nuovi regnanti decisero la soppressione degli ordini religiosi e la requisizione dei loro beni. Un muro che divise il giardino in due: un terzo restava al monastero, la restante parte andava al regno. Oggi tutto è tornato alla gestione del monastero, ma il muro resta lì. Grazie all’abilitazione professionale presa nel convento, Suor Paola ora può lavorare per abbatterlo riportando il monastero e il suo chiostro al vecchio splendore.
Mario Messina