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Tesori scoperti al confine

Restaurati in una chiesa di Dumenza, a pochi passi da Sessa ed Astano, tre dipinti. Uno potrebbe essere opera del maestro del Caravaggio

  • 5 settembre 2021, 09:43
  • 4 ottobre 2023, 17:36

Il mistero delle tele ritrovate

RSI/Simone Della Ripa 05.09.2021, 09:45

Di: Simone Della Ripa

È da mesi che a Dumenza, borgo appena fuori il confine ticinese di Sessa, non si fa altro che parlare delle grandi tele custodite per decenni nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso, fino a diventare un caso nelle ultime settimane anche per gli stessi amanti dell'arte e per i professionisti del settore.

Già, perché i tre grandi dipinti posti nell'abside della chiesa potrebbero non essere di autori anonimi: sono in corso ricerche da parte di studiosi internazionali, ma la grande crocefissione potrebbe essere opera di Simone da Peterzano, il maestro del Caravaggio, mentre almeno uno degli altri due farebbe pensare alla mano del cosiddetto Veronese. Le restauratrici di "Breraut", che hanno restituito ad antica bellezza questi capolavori non desiderano sbilanciarsi in attesa di conferme ufficiali, ma non negano che molti indizi portano in questa direzione.

Le restauratrici Isella e Mancini a lavoro finito, a Dumenza, dopo 18 mesi di attività

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Certo, il vero mistero non sono solo quadri di inestimabile valore, ma come queste opere siano finite in una chiesetta di montagna. Il Municipio intanto, con il sindaco Corrado Nazario Moro, ha provveduto a far installare un potente impianto di videosorveglianza non solo in paese, ma anche nella pieve. Valerio Peruggia, coordinatore di questo progetto di restauro e dumentino doc, avanza una spiegazione su come questi quadri siano arrivati nel borgo. "Come ipotesi – dice - non è da escludere che il cuoco rinascimentale Bartolomeo Scappi, di Dumenza, che nel XVI secolo ha prestato servizio presso la mensa di ben tre Papi, abbia avuto un ruolo per giustificare la presenza di dipinti di così importanti e di alta scuola proprio nella chiesa del suo paese natio. Infatti la storia dice che lasciti testamentari dell’epoca, di chi aveva prestato servizi presso la Santa Sede, dovevano essere a disposizione per la chiesa del paese d’origine”.

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