Una "Via Sicura" meno severa
Il progetto approvato 7 anni fa per ridurre gli incidenti stradali: primi correttivi, nonostante il successo del programma
Approvata dal Parlamento il 15 giugno del 2012, Via Sicura prevede un pacchetto di misure, alcune già entrate in vigore (in modo scaglionato, a partire dal 1° gennaio 2013) e altre che invece devono ancora esserlo. Fra quelle più conosciute, l’obbligo di accendere i fari anche di giorno e il divieto assoluto di bere alcool per i neopatentati.
Il diritto relativo a Via Sicura prevede, fra l’altro, una pena privativa della libertà compresa fra uno e quattro anni per “chi, violando intenzionalmente le norme di circolazione basilari, rischia di provocare un incidente con feriti gravi o morti”. Secondo la legge, è considerato pirata della strada chi supera di almeno 40 km/h la velocità massima consentita nei tratti che prevedono limiti a 30, di 50 dove il limite è 50, di 60 per strade a 80 e 80 dove la velocità massima permessa è di più di 80 km/h.
Critiche su sanzioni sproporzionate
Al centro del dibattito su Via Sicura c’è proprio la questione delle sanzioni in caso di violazione dei limiti di velocità. Nel 2016, è stata anche lanciata l’iniziativa popolare “Stop agli eccessi di Via Sicura”, con l’obiettivo di lottare contro quella che è ritenuta una sproporzione fra il reato commesso e la pena inflitta. Il testo non ha però raccolto le firme necessarie (solo 30'000) ed è quindi stato convertito in una petizione.
In Parlamento, il ticinese Fabio Regazzi ha lanciato un’iniziativa parlamentare con scopi simili, affossata però dalle Camere (il Nazionale l’ha accolta, mentre gli Stati l’hanno bocciata).
“Nessuno mette in dubbio l’obiettivo di Via Sicura che è punire severamente i pirati della strada", spiega il consigliere nazionale PPD. "Il problema del pacchetto però è che ha violato alcuni principi fondamentali, come quello della proporzionalità. Le pene inflitte a qualcuno che commette infrazioni al codice stradale sono sproporzionate rispetto ad esempio ad altri reati”, afferma.
- Fabio Regazzi: "In casi meno gravi si deve dare al giudice la possibilità di valutare le circostanze..."
Punti critici che viene da chiedersi però per quale motivo non siano stati ravvisati prima, in fase di stesura, facciamo notare a Regazzi. Effettivamente, ci dice, “il Parlamento non è stato in grado di percepire la portata di questi cambiamenti”.
- Fabio Regazzi: "Ora si cercherà di rimediare, per rimettere un po' le cose a posto..."
E in un recente rapporto, anche il Consiglio federale sembra voler tornare sui suoi passi.
- Fabio Regazzi: "Il Governo ha in effetti proposto tutta una serie di adattamenti"
Consiglio federale e Parlamento vogliono dei correttivi
Durante l’ultima sessione invernale, il Consiglio degli Stati ha accolto una mozione della sua Commissione dei trasporti, che chiede di togliere alcuni automatismi sanzionatori, dando maggior margine di manovra ai giudici, affinché possano valutare il singolo caso e determinare la gravità delle infrazioni.
Il testo prevede inoltre di rinunciare alla pena detentiva di almeno un anno e di ridurre la durata minima di revoca della patente, attualmente fissata a due anni.
Approvata tacitamente dagli Stati, dopo il parere favorevole del Governo, nei prossimi mesi toccherà al Nazionale esprimersi. Oggi, intanto, si riunirà per discuterne proprio la competente commissione.
Durante i dibattiti, il consigliere agli Stati PLR Olivier Français, a nome della Commissione ha ricordato che Via Sicura funziona: “Nel 2009, prima della sua introduzione, si contavano ancora 350 morti all’anno sulle strade. Nel 2016, la cifra è diminuita a 216. Non si vuole quindi tornare indietro, solo introdurre leggere modifiche legislative.”
L’UPI avverte: attenzione a non mollare troppo la presa
L’Ufficio prevenzione infortuni (UPI) dal canto suo capisce e approva la necessità di adattare alcune misure - in special modo per quanto riguarda il margine di discrezionalità dei giudici - ma Via Sicura “funziona, gli effetti positivi ci sono e il Parlamento ora vuole togliere un po’ troppo”, spiega il direttore supplente dell’UPI, Stephan Siegrist.
- Stephan Siegrist: "Capisco che si debbano fare correzioni sui margini di discrezionalità, però..."
La mozione adottata dagli Stati prevede ad esempio di stralciare la misura di Via Sicura concernente l’obbligo di utilizzare gli etilometri blocca-motore, un sistema che impedisce a chi è ubriaco di mettersi al volante, per gli autori di infrazioni gravi.
- Stephan Siegrist: "Non capisco perchè non si voglia controllare..."
L’UPI è poi preoccupato da un’altra proposta, anche se non legata direttamente a Via Sicura, che a suo avviso rischia di minare la sicurezza sulle strade: quella di permettere la vendita di bevande alcoliche nelle aree di servizio delle autostrade. Una liberalizzazione ritenuta “pericolosa”.
- Stephan Siegrist: "Queste rivendite non hanno concorrenza e possono vendere a prezzi abbastanza alti..."
L’obiettivo rimane quello di dimezzare, nell’arco di 10 anni, il numero di morti sulle strade. Dagli attuali 216 a meno di 100. Per farlo “non si dovrebbe abbassare la guardia”, sostiene ancora l’UPI, “ma mettere coerentemente in atto le misure di Via Sicura e continuare con la prevenzione. Un obiettivo raggiungibile a patto che “non si verifichi un’inversione della linea politica in materia di sicurezza stradale”.
Segnali di ammorbidimento anche dal Tribunale federale
Intanto i tribunali possono tenere conto di circostanze eccezionali quando sono chiamati a pronunciarsi sui reati di pirati della strada. E’ quanto ha stabilito il Tribunale federale in una sentenza di novembre. I giudici potranno ad esempio ridurre le sanzioni previste per chi supera i limiti di velocità, anche se le pene figurano nero su bianco nella legislazione relativa a Via Sicura.
La sanzione può essere meno severa nei casi in cui il limite di velocità non ha come obiettivo la sicurezza, ma è stato introdotto temporaneamente per motivi ecologici, ad esempio gli 80 km/h sulle autostrade nei periodi di alta concentrazione di polveri fini nell’aria.
Elisa Raggi