Tibbetts è uno dei chitarristi più interessanti della scena statunitense: lo è da vari decenni e con varie declinazioni. Partendo dalla propria cultura l’ha espansa fino all’estremo oriente mutuando un linguaggio assolutamente originale. Con l’ausilio di chitarre, effetti, pianoforte e percussioni ritorna presentando un album che è tutt’altro che chiuso, direi appunto più “vicino” giocando con i due significati che close ha in inglese e se possibile, ancora più etereo dei lavori precedenti.
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