Elisabetta Pani, pianista e saggista, esperta di Ottocento tedesco e in particolare di Robert Schumann, ci offre una lettura sull’autore inedita e interessantissima. Passando da Jean Paul Richter, Hoffmann, Schlegel, Goethe e la ricca letteratura del tempo – che condizionò, rapì e scolpì l’espressione schumanniana – possiamo ripercorrere quel magnifico tormento che l’autore visse per tutta la sua esistenza creativa nel dubbio se essere prima poeta o prima musicista. Attraverso una bella selezione del testo Dichtergarten, sapientemente tradotto dall’autrice, ci inoltriamo nell’abisso schumanniano per comprendere quel respiro spezzato e immenso della parola poetica che si fa musica, quel repertorio che ancora oggi, misteriosissimo, ci avvolge durante l’ascolto dell’opera del Maestro.
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