Il primo febbraio del 2011, uno sconosciuto cantante e chitarrista, da un palco improvvisato in Piazza Tahrir, al Cairo, suonò una canzone che sarebbe diventata l'inno della primavera araba egiziana. Il brano intitolato “Irhal”, venne scritto ed eseguito per la prima volta in quella stessa giornata, da Ramy Essam, studente della facoltà di Ingegneria di Mansoura. Il giovane musicista ed attivista politico, a quella potente melodia, che il Time Out di Londra ha inserito al terzo posto della classifica delle “100 Canzoni Che Hanno Cambiato Il Mondo”, deve lo sviluppo di una carriera artistica internazionale, durante la quale non ha mai fatto mancare il suo impegno in favore dei diritti civili. A dieci anni da quella rivoluzione interrotta, Essam prosegue nel percorso intrapreso, come dimostrano i numerosi premi ricevuti, tra cui il "Václav Havel Prize for Creative Dissent", attribuitogli dalla Human Rights Foundation, ed il recente "Grup Yorum", assegnatogli dal Club Tenco in collaborazione con Amnesty International Italia, in merito alle vicende legate alla pubblicazione nel 2018 della canzone "Balaha".
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