
Stragi naziste a processo
Laser 19.09.2012, 02:00
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Il 20 marzo 1944 Cervarolo, piccolo paese degli Appennini in provincia di Reggio Emilia, venne incendiato dalla 3a Compagnia della Divisione corazzata Herman Goering dell’Esercito tedesco, con l’aiuto di fascisti della Guardia nazionale repubblicana. Prima di dare alle fiamme il paese, i militari tedeschi trucidarono tutti gli uomini: vennero risparmiati solo i bambini e le donne. La rappresaglia venne comandata dopo che cinque giorni prima, in località Cerrè Sologno, non molto distante da Cervarolo, durante uno scontro a fuoco con un gruppo di partigiani, le truppe tedesche subirono diverse perdite e prigionieri. Quella compiuta a Cervarolo, fu una rappresaglia dettata semplicemente dall’odio e dal desiderio di vendetta: nel paesino appenninico, infatti, non solo non c’erano partigiani ma vivevano prevalentemente donne, anziani e bambini. Italo Rovali, avvocato, nella strage di Cervarolo perse il bisnonno, il nonno e uno zio: per questo motivo, diventato adulto si pose l’obiettivo di trovare mandanti e colpevoli dell’eccidio. Dopo uno lungo lavoro di raccolta di testimonianze e collaborando con il Tribunale militare di La Spezia e poi con quello di Verona, come Presidente dell’Associazione “Parenti delle vittime di Cervarolo” riuscì a far istruire il processo. Romano Giuffrida per ricostruire questa drammatica storia, ha ascoltato le voci dello stesso Italo Rovali, di Natalina Maestri, testimone dell’eccidio e di Matthias Durchfeld dell’Istituto storico della Resistenza di Reggio Emilia, che oltre a collaborare attivamente nell’istruttoria del processo ha partecipato insieme al regista Nico Guidetti alla realizzazione del film “Il violino di Cervarolo” dedicato alla memoria della strage.
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