Lo spoken word è voce che diventa corpo, parola che si fa ritmo. Non semplice poesia letta, non musica, ma qualcosa che vibra nel mezzo: un linguaggio performativo che nasce dall’urgenza di dire, di raccontare, di esserci. Dalle radici di Gil Scott-Heron e Amiri Baraka, padri del verbo ritmato e politico degli anni ’60, fino ai palchi digitali di oggi — dove artisti come Kae Tempest fondono versi, beat e riflessione sociale — lo spoken word attraversa le epoche, reinventandosi a ogni voce che lo pronuncia. Ma cosa significa davvero, oggi, “parola parlata”? È ancora atto poetico, o è musica, teatro, manifesto? E come si trasforma quando a pronunciarla non è una pagina ma un microfono, quando il pubblico è invisibile, disperso, ma presente nell’ascolto? La puntata indaga lo spoken word come linguaggio e come fenomeno culturale, tra libertà espressiva e necessità di senso. Tra storia e il laboratorio aperto rappresentato dal presente, Alessandro De Rosa e Giovanni Conti ne discutono con Toi Giordani, co-fondatore del Collettivo Zoopalco, co-curatore editoriale di ZPL Zoopalco Poetry Label, ed ETEREA NOISE, duo formato da Eugenia Delbue e Caterina Dufì che unisce lo spoken word alle arti della scena.
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