Da secoli la musica interroga ciò che ancora non ha nome. Già gli antichi greci ne indagarono il potere formativo e perturbante: da Pitagora, che intuì una corrispondenza tra ordine musicale e ordine cosmico, a Platone, che attribuiva ai modi musicali la capacità di modellare l’animo. Molto prima della psicoanalisi, la musica era già uno strumento di esplorazione dell’interiorità.
Quando, tra Otto e Novecento, la psicoanalisi prende forma, il dialogo si intensifica: Freud osserva con cautela il potere regressivo del suono; Jung ne riconosce la carica archetipica; Theodor Reik, allievo di Freud, individua nella musica un modello per l’ascolto analitico, anticipando il concetto di “inconscio uditivo”. Parallelamente, i compositori iniziano a confrontarsi con questi nuovi territori: da Schönberg, che teorizza la musica come liberazione dell’inconscio, alle avanguardie che fanno del gesto sonoro un’esperienza psichica oltre il linguaggio.
La puntata indaga queste relazioni: in che modo la psicoanalisi ha influenzato l’idea di espressività musicale? E, ancor prima, come la musica ha anticipato modelli di comprensione della mente? Quali sono i momenti cardine in cui le due discipline si sono illuminate a vicenda?
Un viaggio tra teoria, storia e ascolto, guidato da Alessandro De Rosa e Giovanni Conti con Alessandro Zignani, saggista, germanista, psicanalista e docente di Storia della Musica e della Direzione d’orchestra e Flavio Emilio Scogna, compositore e direttore d’orchestra, per comprendere come musica e psiche continuino a rispecchiarsi e interrogarsi — ieri, oggi, e forse per sempre.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703515

