In un’intensa domenica di votazioni federali (ben 5) l’UDC questa volta non ce l’ha fatta: contrariamente a quanto successe il 9 febbraio 2014 quando, sola contro tutti, con la sua iniziativa contro l'immigrazione di massa ottenne una vittoria di misura con il 50,3%, il partito guidato da Marco Chiesa ha raccolto soltanto il 38,3% dei suffragi.
Niente Brexit in salsa elvetica dunque: il popolo svizzero ha respinto con il 61,7% dei no l'iniziativa per un'immigrazione moderata, che avrebbe portato alla revoca della libera circolazione con l'UE, mettendo in forse la via bilaterale del paese. A favore si sono schierati solo 4 cantoni, fra cui il Ticino (53,1% di sì) ma in modo meno convinto rispetto a 6 anni orsono.
Dal tema migratorio e della libera circolazione delle persone l’attenzione si sposterà quindi sull’accordo istituzionale con il grande vicino europeo: è la prossima grande tappa sul cammino delle relazioni bilaterali tra Berna e Bruxelles. Un accordo pensato per rendere più “dinamici” questi rapporti e che di fatto è al momento solo un pre-accordo, visto che ci sono diversi aspetti ancora da chiarire, come ad esempio il ruolo della Corte europea di giustizia o il futuro delle misure di accompagnamento.
Tante finora le discussioni interne su questo tema, e anche le polemiche. Per l’UDC si tratta di un accordo di stampo coloniale ma le critiche giungono forti anche da altri fronti, a cominciare da quello sindacale che teme un deterioramento delle condizioni di lavoro nel nostro Paese.
Ne parleremo con:
Vania Alleva, presidente del sindacato Unia;
Monika Rühl, direttrice di Economiesuisse
Vi saranno anche interviste registrate con Andreas Schwab, deputato europeo, presidente della commissione parlamentare che si occupa dei rapporti con la Svizzera e Piero Marchesi, consigliere nazionale e presidente dell’UDC ticinese.
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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