Un obbligo (per l’autorità ecclesiastica) di denuncia al Ministero pubblico dei reati commessi da membri del clero. Oggi in Ticino nella Legge sulla Chiesa cattolica questo obbligo non c’è e lo si vuole introdurre. E’ una proposta di revisione della Legge – di cui si occupa lunedì il Gran Consiglio - che parte da un’iniziativa parlamentare del 2024 di Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, deputati del Movimento per il socialismo. Proposta nata come reazione a uno dei casi più gravi di abuso emersi in questi anni in Ticino, quello che ha coinvolto l’ex docente e cappellano del collegio Papio di Ascona. Un caso che ha fatto parlare molto anche perché dal momento in cui la Curia era venuta a conoscenza dei fatti al momento della denuncia al Ministero pubblico sono passati anni.
La necessità di introdurre nella Legge sulla Chiesa l’obbligo di denuncia nasce per evitare ritardi di questo tipo. Ma nel suo iter il testo dell’iniziativa è stato cambiato. Prima dal Governo e poi dalla Commissione parlamentare Costituzione e leggi. Oggi la Commissione propone al Gran Consiglio una versione che si scontra per certi aspetti – secondo la Diocesi – con il diritto canonico (che pure prevede un obbligo di denuncia) e con i diritti costituzionali fondamentali. La modifica di Legge porta quindi a riflettere sul rapporto tra il quadro normativo ecclesiastico e il diritto soprattutto penale, e più in generale sui rapporti tra Chiesa e Stato.
Ne discuteremo con:
· Mons. Alain De Raemy, Amministratore apostolico della diocesi di Lugano
· Simona Genini, granconsigliera PLR, che fa parte della Commissione Costituzione e leggi
· Vincenzo Pacillo, professore di diritto ecclesiastico e canonico all’Università di Modena (ha insegnato anche a Lugano), autore del libro “Stato e Chiesa cattolica nella Repubblica e Cantone Ticino. Profili giuridici comparati”
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703681









