Sembrava un’impresa quasi suicida ma nelle ultime ore sta crescendo il sostegno al capo del governo libico di unità nazionale, Fayyez al Serraj.
Il premier 'ribelle' di Tripoli, Khalifa Ghwell, ha lasciato la capitale libica e si è rifugiato a Misurata, sua città natale senza colpo ferire. Una partenza che segna di fatto la fine dell'esecutivo che fino all'ultimo ha tentato di ostacolare l'arrivo a Tripoli di al Serraj. Poco a poco altri capi regionali ad ovest e al sud della capitale hanno dato il loro appoggio al nuovo ministro Insediatosi provvisoriamente nella base navale di Bu Sitta, non lontano dal principale porto di Tripoli. Al Serraj intanto continua ad incontrare i personaggi chiave della politica, dell’economia, delle forze armate e delle variegate realtà tribali del paese. Sul piano internazionale il nuovo premier ritornato in Libia con il sostegno dell’ONU ha incassato anche l’appoggio di paesi come l’Italia mentre la Francia ha chiesto alla comunità internazionale di prepararsi ad aiutare anche militarmente il nuovo governo, qualora lo dovesse chiedere.
Siamo di fronte ad una svolta decisiva nella caotica Libia del dopo-Gheddafi? L’ISIS, che controlla diversi siti petroliferi e che continua a cercare di conquistarne altri, verrà sconfitta? Per parlarne a Modem intervengono:
Naaman Elbouri, banchiere indipendente attivo tra il Ticino e la Libia;
Arnold Hottinger, ex corrispondente NZZ ed orientalista;
Karim Mezran, analista di origine libica, insegna alla John Hopkins di Bologna;
Vincenzo Nigro, giornalista inviato in Libia.
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