I familiari degli ostaggi israeliani dopo l'annuncio dell'accordo
Modem

Verso la tregua

Sempre più vicina la fine della guerra a Gaza. E dopo?

  • Ieri
  • 31 min
  • Keystone
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«Abbiamo atteso tutti troppo a lungo questo momento. Ora dobbiamo far sì che conti davvero». Queste parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres riassumono quello che è il sentimento di tutti coloro che da mesi e mesi chiedevano la fine dell’azione militare israeliana a Gaza. Perché l’accordo tra Israele e Hamas, raggiunto la scorsa notte e relativo alla prima fase del processo di pace promosso dall’amministrazione statunitense, deve passare dalle parole, ai fatti. E le incognite non sono poche. Nell’attesa di capire se e come il cosiddetto “Piano Trump” – che peraltro assomiglia molto alla proposta egiziana di qualche mese fa, elaborata in collaborazione con Giordania e Qatar e approvata dalla Lega Araba – verrà attuato, a Modem vedremo di capire quali sono le dinamiche, le diverse visioni e i diversi obiettivi da parte israeliana e palestinese. Perché non c’è una sola Hamas, e non c’è solo Hamas, e perché il governo israeliano ha al suo interno figure che i palestinesi vogliono eliminarli e basta e che questo accordo non lo sosterranno, senza dimenticare che lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu è stato convinto “con veemenza” dall’alleato americano, che questa è l’unica via percorribile. Ne parliamo con:
MICHELE GIORGIO, giornalista, collabora con la RSI da Gerusalemme (quicklink)
PAOLA CARIDI, giornalista e saggista, storica di Hamas (quicklink)
CLAUDIA DE MARTINO, docente di storia contemporanea Università del Lussemburgo, esperta di Israele (quicklink)

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