Guardiano della selvaggina da 35 anni, al servizio dell’Ufficio per la caccia e la pesca del Cantone dei Grigioni, Arturo Plozza si appresta ad andare in pensione. Lascerà infatti l’incarico nel maggio del prossimo anno. Di storie da raccontare ne ha davvero molte perchè del resto il suo lavoro lo ha portato ad occuparsi di questioni davvero delicate, per non dire spinose: dalla caccia speciale (che anche a Sud del Bernina ha sollevato parecchie perplessità tra i cacciatori), al bracconaggio - motivo per il quale fu istituito nel 1987 un posto a tempo pieno in Valposchiavo - sino all’orso, argomento che lo ha visto impegnato sia come guardiano della selvaggina sia come sindaco di Brusio (è stato eletto nel 2012).
Ed è proprio la parentesi dedicata ad M 13 (l’orso poi abbattuto proprio dal team di Plozza il 19 febbraio del 2013) il momento più toccante dell’intervista che abbiamo realizzato per conoscere più da vicino Plozza e la sua professione.
Plozza - sposato, due figli e dal primo agosto scorso nonno della piccola Eva - fu nominato nel 1983 responsabile del circondario di caccia VII (Engadina Alta). Dal 1983 al 1986 fu capo circondario in Engadina e si trasferì a Pontresina e solo nel 1987 tornò in Valposchiavo con il compito di presidiare i confini, troppo spesso violati da bracconieri italiani.
Il Cantone in quegli anni gli affidò anche compiti speciali quali la pianificazione della caccia al cervo e la supervisione degli esami d’idoneità per i cacciatori.
Solo nel 2004, però, la Valposchiavo divenne circondario a sé stante (prima rientrava in un’area più vasta di cui faceva parte anche la Bregaglia) e da allora Plozza ne divenne il responsabile. Con lui oggi lavorano anche Livio Costa, Carlo Micheli e Raffaele Paganini.