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Le Alpi, archeologia di un paesaggio

Dalle statue-stele preistoriche ai rilievi digitali: le Alpi rivelano un passato sorprendente, fatto di scambi, insediamenti e civiltà che hanno modellato la montagna

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Le Alpi non sono mai state una terra incontaminata. Da millenni l’uomo modella questo paesaggio, aprendosi varchi tra le foreste, costruendo insediamenti, scavando miniere, tracciando vie di transito. Ogni sentiero, ogni terrazzo coltivato o pietra eretta racconta una storia di adattamento, di lavoro e di fede che affonda le sue radici nel Neolitico e nell’Età del Rame.

La ricerca archeologica ce lo ricorda ogni giorno: il paesaggio alpino non è un fondale immobile, ma un archivio vivente della presenza umana. E dal punto di vista archeologico, le Alpi non hanno nulla da invidiare alle regioni dove “si faceva la storia”: anche qui, nelle valli più remote, si intrecciavano rotte, culture e alleanze che collegavano il nord e il sud dell’Europa. Le montagne, più che confini, sono sempre state corridoi di incontro e di scambio.

Oggi quel passato riaffiora grazie al lavoro dei Servizi archeologici, impegnati a proteggere e rendere accessibile un patrimonio fragile e prezioso. Accanto alla tutela cresce la necessità di sensibilizzare la popolazione: dietro ogni ritrovamento non c’è un ostacolo ai cantieri, ma un frammento di memoria collettiva che riemerge dal terreno.

Anche i progetti transfrontalieri come ArcheoAlps stanno contribuendo a ricucire la storia comune delle valli di confine, dove nuove campagne di scavo permettono di rileggere il passato romano e medievale delle Alpi centrali. E quando la ricerca incontra la tecnologia, l’archeologia si apre al futuro: droni, rilievi 3D e “gemelli digitali” consentono di documentare e condividere in modo innovativo ciò che il tempo rischierebbe di cancellare.

Dalle statue-stele preistoriche ai modelli digitali, un unico filo unisce passato e presente: la volontà di comprendere le montagne non solo come natura, ma come parte della nostra storia più profonda.

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