Baritenor. È il titolo alquanto provocatorio dell’ultimo disco del tenore statunitense Michael Spyres e racchiude una selezione di arie scritte sia per la corda grave che per quella acuta. Il tentativo è quello di demolire gli steccati vocali costruiti negli ultimi duecento anni di storia dell’opera, per ritornare ad un tempo in cui i ruoli venivano scritti per un interprete e non per una tipologia di voce. Ma allora, ha davvero senso parlare di ‘baritenori’? Sono davvero esistiti? E soprattutto: Michael Spyres è un baritenore? Davide Fersini ne discute con Elisabeth Norberg-Schulz, soprano di fama nonché illustre insegnante di canto e con Nicola Cattò, direttore della rivista Musica.
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