Con Roots & Skies (Da Vinci Jazz) la contrabbassista e compositrice Victoria Kirilova esordisce con un album a suo nome, in compagnia di Oscar Antoli al clarinetto, Urs Hager al pianoforte e Amir Wahba alle percussioni. Un ensemble che fa base a Vienna, dove la musicista bulgara ha studiato e vive, in un ambiente dove i confini fra i generi si fanno sempre più incerti e la sua formazione classica ben si presta a reinventarsi nel jazz. Ma non basta, perché anche altre sono le influenze che si avvertono in questo lavoro, e provengono anzitutto dal Medio Oriente e dai Balcani e forniscono suggestioni insolite per un disco che in prima battuta sembra inserirsi a pieno titolo nella categoria del jazz contemporaneo. Sono suggestioni in bilico fra i pilastri del canone tradizionale (i temi, le variazioni, le improvvisazioni, come in ogni buon disco di jazz che si rispetti) e territori ancora da esplorare, ma sempre nella logica dell’ascolto friendly, quello che non genera timori reverenziali o, peggio, invita a dissociarsi. Un esordio, quello di Viktoria Kirilova, che suona come un auspicio ad allargare l’ancora ristretta cerchia delle donne contrabbassiste e autrici al tempo stesso.
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