Esiste un modo realistico di raccontare il mondo del lavoro, al cinema? A dire il vero, dopo anni di: dottori geniali che hanno a che fare solo con pazienti di bell'aspetto; terapisti che si innamorano dei clienti; portieri degli hotel che forniscono a sconosciuti qualsiasi informazione sui loro ospiti (per non parlare di come vengono dipinti poliziotti, scienziati, avvocati)... siamo portati a pensare il contrario. Ma fuori dai canoni del mainstream hollywoodiano, esistono film che riescono a raccontare il mondo del lavoro senza per questo ridursi a mostrare un'ora e mezza di persone chiuse dentro sale riunioni. Film come questa opera prima del regista ginevrino Antoine Russbach, che pur senza inseguimenti e sparatorie ha la tensione di un thriller.
La vicenda ruota intorno a un manager, quadro di una grande azienda di logistica, perso nell'illusione di controllare il sistema che ha davanti agli occhi, e in realtà già divenuto poco più che un ingranaggio privo di volontà e soprattutto di etica. Un uomo che messo davanti a una scelta morale apparentemente semplice, in un attimo si spoglia di ogni residua umanità, e si dimostra disposto a tutto pur di mandare avanti la macchina che rifornisce di denaro la sua famiglia. Si parla di logistica, certo, ma viene subito in mente l'industria dello sterminio messa in piedi dal nazifascismo durante la Seconda Guerra mondiale. C'è differenza? Sì, ma in fondo non molta.
Sono molti i film che raccontano crisi esistenziali, personali, sociali. Pochi quelli che hanno la capacità di trasmettere un disagio pari a quello che si prova nel vedere l'uomo interpretato da Olivier Gourmet rendersi conto in un momento della frustrante banalità della sua vita. Chi ha una Porsche in garage può essere definito poco più che un moderno schiavo? Può arrivare a sentirsi un paria della società? Russbach ha la capacità di mettere in scena questa contraddizione osservandola dalla giusta distanza: uno sguardo gelido – scientifico, se volete – che per contrasto rende ancora più evidenti i moti interiori del protagonista, che a ogni svolta della trama si dimostra sempre più uomo dei nostri tempi. E chi spera in una scintilla di speranza, farà meglio a cercare da qualche altra parte.
Ceux qui travaillent (Svizzera/Belgio, 2018)
Regia Antoine Russbach
Interpreti: Olivier Gourmet, Adèle Bochatay, Michel Voita, Pauline Schneider, Delphine Bibet
Durata: 102'