A fine mese, ogni mese, guardiamo alle uscite degli ultimi trenta giorni (o trentuno, o ventotto), lasciandoci guidare dalle recensioni delle testate specializzate. Dalle star affermate all'underground, ecco gli album che meritano ascolto e attenzione.
UK: PJ Harvey – I Inside The Old Year Dying
I testi di queste canzoni sono, con giusto qualche modifica e ritocco, brani tratti da Orlam, la raccolta di poesie che PJ Harvey ha pubblicato lo scorso aprile. In alcune interviste rilasciate all'inizio degli anni Novanta, la Harvey aveva spesso espresso la sua fascinazione nei confronti della sua educazione da contadina nel Dorset, lanciandosi anche in racconti sulla castrazione degli agnelli, un atto che ricompare in queste poesie […]. Con Orlam si è riappropriata di quel passato, creando un mondo fittizio tanto terreno quanto etereo, il cui paesaggio umido e spinoso è reso in modo così vivido da far pensare che sia necessaria un'antitetanica dopo la lettura.
(Mojo4music.com)
USA: Post Malone – Austin
Il clamore che ha preceduto l'uscita di Austin faceva presagire un deciso cambio di rotta. Si diceva che Post Malone fosse diventato un cantante country: lo sciroppo digitale in cui era immersa la sua serie di colossali successi rap sarebbe stato messo da parte, per qualcosa di molto diverso, introspettivo, solitario. Dopo l’uscita, possiamo dire che Austin non corrisponda del tutto a quell’idea: i suoni acustici sono presenti, certo, ma non si tratta di un disco che recide del tutto i legami con il passato. Tuttavia rappresenta senza dubbio un'evoluzione verso un mondo personale, e questo è un album che non ha paura di essere sincero.
(Clashmusic.com)
Francia: Ateyaba – La Vie En Violet
Da quando Ateyaba è apparso sulla scena rap francese, gli hanno cucito addosso una certa immagine di artista più futurista e d'avanguardia del momento. Si dice che la sua musica abbia influenzato un'intera generazione di nuovi artisti (Hamza, Laylow, Oboy...). Lui stesso si è avvantaggiato di questa immagine, vantandosi in tweet pungenti di essere arrivato primo, e lamentandosi con tutti quelli che avrebbero copiato il suo flow e il suo atteggiamento. Tuttavia, questa immagine è un’arma a doppio taglio che potrebbe anche distruggerlo.
(Bewaremag.com)
UK: The Clientele - I Am Not There Anymore
I Am Not There Anymore è solo il secondo album dei Clientele dal 2009, e trae gran parte della sua ispirazione da ciò che MacLean ricorda dell'inizio dell'estate del 1997: i testi alludono spesso alla morte di sua madre, avvenuta durante quel periodo. A prima vista, l'utilizzo di spoken-word, field recording e lunghe strumentali di pianoforte, oltre a ottoni e un quartetto d'archi, è in linea con la lussureggiante espansività che ha attraversato tutta la discografia dei Clientele [...]. L'ulteriore aggiunta di campioni di batteria e basso è in linea con la vicinanza dello stesso MacLean con i Boards of Canada.
[…] Sebbene contenga un affettuoso omaggio alla madre, I Am Not There Anymore è in definitiva una contemplazione della mortalità di tutti noi: un libro dei morti della periferia londinese.
(Pitchfork.com)
USA: Anohni And The Johnsons - My Back Was A Bridge For You To Cross
Anohni torna con una serie di morbidi lamenti contro le iniquità globali dopo i canti di protesta di Hopelessness del 2016. It Must Change stabilisce il tono che domina sull'intero album, con una meditazione soul segnata dall'empatia provata nei confronti di chi lotta, non certo dalla rabbia. Sliver Of Ice, tributo a Lou Reed, recupera la bellezza di Fistful Of Love, tratto da I Am A Bird Now del 2005. Ma il pezzo forte è Why Am I Alive Now, che si ispira a Marvin Gaye, e che dà un'incantevole dimostrazione di grazia. Un album capace di aiutare chiunque provi dolore.
(Recordcollectormag.com)