Recensione

Hackney Diamonds

Il nuovo disco dei Rolling Stones

  • 20.10.2023, 10:20
  • 20.10.2023, 14:50
Hackney Diamonds - Rolling Stones

Copertina del nuovo disco dei Rolling Stones

  • Universal Music
Di: Sergio De Laurentiis 

Era da un bel po’ che i nostri eroi non si rimboccavano le maniche per produrre un disco con materiale tutto nuovo, per la precisione dal 2005 (“A Bigger Bang”). Venerdì 20 ottobre ha visto la luce “Hackney Diamonds” e quindi è finalmente possibile rispondere alla domanda “Era davvero necessario?”.

Prima di saltare alle conclusioni prendiamoci il tempo per ascoltare le undici nuove canzoni registrate da Jagger e soci, più la cover di un brano di Muddy Waters, “The Rolling Stones Blues” (per la cronaca il titolo originale del pezzo di Waters è “Rollin’ Stone”; e sempre per la cronaca, sì, è proprio da lì che hanno preso il nome). L’impressione è che sia una specie di compendio delle varie ere stonsiane, dal rock da stadio a cavallo tra il 20.mo e il 21.mo secolo, passando dalle hit disco-rock degli anni Ottanta fino al blues delle origini, sempre con quel tocco inconfondibile, mille volte imitato ma mai davvero eguagliato. È una specie di viaggio al contrario, che comincia con gli ultimi Stones (“Angry”) per arrivare a ritrovare i cinque ragazzi di un tempo alle prese col loro prima grande amore, il blues.

Lungo il cammino hanno raccattato, si fa per dire, dei compagni di viaggio di un certo prestigio. C’è un tipo con gli occhialoni dal Middlesex (Sir Elton John che suona il piano in un paio di brani), c’è una giovane cantante, compositrice, attrice italo-americana che sembra avere un discreto potenziale (Lady Gaga, alla faccia del discreto potenziale) e chi troviamo al basso in “Bite My Head Off”? Il signor Paul McCartney, così, tanto per mettere a tacere definitivamente la fanfaluca della presunta acerrima rivalità tra i Beatles e gli Stones (talmente acerrima che il secondo singolo di Jagger e soci era stato fornito, guarda un po’, da tali McCartney e Lennon; che poi il pezzo fosse pensato per la voce di Ringo Starr è un altro paio di maniche…). Ah, non contenti hanno pensato di affidare le tastiere di uno dei pezzi più riusciti dell’album (“Sweet Sound Of Heaven”) a un tizio cui la definizione di genio rischia di andare stretta (Stevie Wonder). C’è spazio anche per un po’ di nostalgia canaglia, perché in un paio di pezzi ritroviamo le bacchette di Charlie Watts, lo storico batterista degli Stones scomparso poco tempo fa e in uno di questi (“Live by the sword”) addirittura c’è tutta la band “storica” - almeno fino alla metà degli anni Novanta - al completo, con tanto di Bill Wyman al basso.

Due parole le merita anche chi ha assemblato il tutto. La produzione è stata affidata ad uno che potrebbe essere tranquillamente il nipotino degli Stones. Il fresco trentatreenne Andrew Watt (il compleanno, guarda i casi della vita, cade proprio nel giorno dell’uscita di Hackney Diamonds) è uno che passa con noncuranza dai giovani virgulti del pop (Justin Bieber, Dua Lipa, tanto per citarne un paio) ai monumenti del rock tipo Ozzy Osbourne e Iggy Pop. Piccola curiosità: chi ha consigliato Watt agli Stones? Sempre lui, l’acerrimo nemico Paul McCartney.

E quindi? Vogliamo darla una risposta alla domanda iniziale o svicoliamo biecamente? Mettiamola così, se qualcuno stava aspettando un nuovo “Exile on Main Street” o un nuovo “Let It Bleed” difficilmente lo troverà qui. Ma se cerchiamo semplicemente un disco suonato come Dio comanda, con canzoni scritte come si deve (in fondo i Glitter Twins sono o non sono la seconda coppia di autori più importanti della storia della musica popolare degli ultimi sessant’anni? Il primo posto è assegnato di diritto ai due di Liverpool), con un suono asciutto ma potente allora “Hackney Diamonds” fa ampiamente per noi. È un disco solido, compatto, che – parere dello scribacchino – migliora in corso d’opera, con una seconda parte (da “Live by The Sword” fino al blues finale) degna di nota, in cui spiccano “Sweet Sounds of Heaven” il brano di matrice gospel con Lady Gaga e Stevie Wonder e “Tell Me Straight”, l’unico cantato da quel miracolo della natura che risponde al nome di Keith Richards. In definitiva “Hackney Diamonds” non sarà un capolavoro che ridisegna i confini del rock ma sta a pieno titolo nella discografia della band che quei confini li ha definiti e che più di altri ha incarnato lo spirito del Rock. 

28:35

Un nuovo album degli Stones: era necessario?

Voi che sapete... 09.10.2023, 10:00

  • Keystone
  • Giovanni Conti e Lorenzo De Finti

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