È una sorta di depenalizzazione che il Consiglio religioso degli Ulema promuove, riscrivendo le norme sull’apostasia, reato commesso da chi abbandona la propria religione. Il documento degli Ulema fa un passo deciso verso una corretta lettura del Corano e si inserisce in un contesto particolare, come quello marocchino, che rispetta da sempre (anche se con qualche attrito) il pluralismo religioso.
Una decisione sostenuta anche da re Mohammed VI, impegnato nella lotta contro l’estremismo islamico. In contrapposizione a tutti i paesi del mondo musulmano dove l’apostata è tutt’ora condannato a morte. La massima autorità religiosa del Marocco, aprendo alla possibilità di conversione ad altre religioni, supera uno dei nodi cruciali dell’Islam.
La condanna dell’apostasia non è – secondo gli Ulema marocchini – una questione religiosa, ma politica: il Corano non parla di conversione né tanto meno di apostasia (anzi, la Sura 2,256 dice: “Non vi sia costrizione nella fede”), e storicamente la preoccupazione era quella di difendersi dai nemici dell’Islam: chi non era musulmano poteva essere un nemico.
Cosa comporterà per il Marocco e il mondo islamico questa apertura? Come rispondere a chi paventa una recrudescenza dell’integralismo islamico e della violenza quale risposta alla decisione del Consiglio religioso degli Ulema? Sarà invece un primo passo verso l’emergere di un islam moderno e moderato nel panorama geostrategico della regione? Ne parliamo a Modem con:
Renzo Guolo, docente di sociologia dell'Islam all'Università di Padova
Karima Moual, giornalista esperta di Magreb per la ilquotidiano Stampa
Inas Peta, decente di letteratura araba all'Università Cattolica di Milano
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703681