Ambiente

L’Albur 

Il castagno era l’Albero con la “A” maiuscola, a dimostrazione di quanto fosse fondamentale per la sopravvivenza dei nostri avi

  • Oggi, 10:20
  • Oggi, 10:35
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La raccolta delle castagne a Soglio

  • IMAGO / Depositphotos
Di: red. il giardino di Albert / Davide Conconi 

Non voglio tediarvi con i fatti miei, ma è irrefrenabile la voglia di raccontarveli. Ogni volta che mi chino sul tema “castagno” mi viene alla mente un periodo vissuto da bambino che stranamente mi è rimasto impresso, contrariamente a una selva d’altri, svaniti nella nebbia del tempo. Correvano gli anni ’70 del secolo scorso, quando con mio nonno andavamo nel bosco, regolarmente, per raccogliere i diritti getti di robinia per poi usarli nell’orto come tutori dei pomodori e dei fagioli rampicanti. In queste spedizioni, per me avventurose, eravamo accompagnati dalla mia capretta Berta, che non troppo ordinatamente ci seguiva al guinzaglio…Arrivati al bosco, mio nonno mi raccomandava di legare Berta all’Albero. Sì, ma a quale? Eravamo nel bosco ed era pieno di alberi! Ma, il nonno precisava subito: “l’Albero, con la “A” maiuscola, il castagno”. Per me allora era tutto chiaro, si trattava della pianta più grossa di tutte. Praticamente l’unica che il nonno Giuseppe risparmiava dai suoi precisi e micidiali colpi di roncola. In autunno produceva delle belle castagne che non mancavamo mai di raccogliere. 

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Le castagne a maturazione si liberano del riccio spinoso

  • IMAGO/Imagebroker

L’Albur è ancora lì. È sopravvissuto al cancro corticale, al cinipide galligeno e, per ora, sembra sopportare egregiamente anche le ondate di caldo e soprattutto, più insidiosi per la specie, i periodi di siccità. E con un tempismo infallibile, suggerito dall’esperienza del nonno, ritorno cinquant’anni dopo ancora a raccogliere le castagne che lo stesso albero continua a produrre abbondanti. Nel frattempo, ho capito perché i nostri avi attribuivano così tanta importanza al castagno

28:14

Castagno

Liber 27.06.2025, 10:50

  • Tacuinum Sanitatis, "Raccolta e cottura delle castagne", metà XV secolo (Imago Images)
  • Daniel Bilenko

L’albero del pane

Così veniva anche chiamato, perché era fonte di cibo. Dai tempi antichi e fino a tutta la prima metà del 1900, compresa la Seconda guerra mondiale, le castagne e la loro farina hanno salvato dalla fame intere generazioni, soprattutto negli insediamenti montani della Svizzera italiana e del nord Italia. Il castagno è come il maiale è un’altra espressione che identifica le qualità di questa pianta. Tutte le sue parti sono utilizzabili. Il castagno era, e continua ad essere, apprezzato per il suo legno imputrescibile, utilizzato per travi e strutture portanti, ma anche per lavori più fini di ebanisteria. Grazie alle stesse caratteristiche, il castagno è ideale per un impiego esterno: pali, staccionate, elementi di sostegno alle piante coltivate e componente nell’ingegneria naturalistica. Dopo un adeguato processo di stagionatura, la legna di castagno è anche ottima da ardere. Con un alto contenuto nei suoi tessuti di tannini, un tempo è stato una fonte importante di questi prodotti, utilizzati nel processo di concia delle pelli, fino alla loro sostituzione con prodotti di sintesi. Infine, le castagne sono una base molto interessante per fabbricare mangimi per animali e le foglie secche costituiscono un ottimo strame, soppiantato però nell’allevamento moderno da altri materiali.

09:18

Il patrimonio genetico del castagno

RSI Info 28.10.2020, 11:42

Identitario, dalle origini controverse

Sembra paradossale, nel suo areale di distribuzione, il castagno è un albero che lega profondamente le collettività con il territorio in cui vivono e con la gastronomia che si è sviluppata nei secoli attorno ai frutti di questo albero. Eppure, non è nemmeno certo che il castagno faccia parte della flora autoctona dell’Europa occidentale. Le sue origini e la sua diffusione in Europa mediterranea e in quella centrale sono oggetto di studi scientifici e le conclusioni sono ancora controverse. Generalmente, si assume che il castagno sia una pianta di origini caucasiche diffusa poi nel nostro continente, più a ovest e più a nord, prima dai Greci e poi dai Romani. Si considera che furono soprattutto i Romani a diffonderlo dalle nostre parti. Al seguito delle loro invasioni i Romani introdussero la coltura (e la cultura…) del castagno, in un primo tempo, per ottenere materiale da costruzione per le opere di difesa e solo in un secondo tempo come risorsa alimentare. Ricerche scientifiche recenti concluderebbero che l’attuale areale di distribuzione del castagno in Europa (Castanea sativa Mill.) sia piuttosto la risultante di due dinamiche. Innanzitutto, alle nostre latitudini, rimane imprescindibile l’apporto antropico, dapprima quello dei Romani nella diffusione della specie e in un secondo tempo quello delle comunità rurali locali che hanno diffuso, nelle aree meno favorevoli per altre specie, la coltivazione del castagno da frutto in selve e dei castagneti a ceduo per ottenere pali e travi. Analisi di pollini antichi conservati nei sedimenti lacustri e nelle torbiere e di pollini fossili, dimostrerebbero, però che accanto alla spinta umana data al castagno, vi sia anche la naturale propagazione della specie, dopo il ritiro dei ghiacci, a partire da zone rifugio dove il castagno era già presente molto più vicino a noi, sugli Appennini e nel nord-est dell’Italia.

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Mappa di distribuzione geografica del castagno europeo. In verde l'areale nativo naturale. In beige l'areale di introduzione e naturalizzato dopo il Neolitico.

  • Caudullo, G., Welk, E., San-Miguel-Ayanz, J., 2017. Chorological maps for the main European woody species.

Il castagno in Svizzera

48:46

Il castagno

Il magico mondo degli alberi 05.01.2024, 20:15

Il castagno non cresce solo al sud delle Alpi. Anche a Nord si possono trovare delle aree geograficamente molto ben delimitate (che tradiscono la mano dell’uomo nella sua introduzione) con presenza di castagni. Il castagno è un albero che teme le gelate e ama il calore, perciò non si trova dappertutto, ma principalmente in Vallese, nello Chablais vodese, lungo le rive del Lemano e dei laghi svizzeri sotto l’influenza del favonio e ancora lungo la vallata sangallese del Reno. In queste zone trova anche le condizioni di suolo ideali per crescere, lontano dal calcare, su suoli acidi o morenici. Nella Svizzera a nord delle Alpi la coltivazione del castagno era molto diffusa nel Medioevo. Poi, si ridusse allo stato attuale, quando i pascoli sostituirono i boschi di castagno per soddisfare la crescita del fabbisogno di latte.

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Raccolta di castagne a Fully (VS)

  • IMAGO / Xinhua

Un futuro in chiaroscuro

Il castagno ha passato la crisi del cancro corticale, del mal dell’inchiostro, quella dell’abbandono da parte dell’uomo e infine quella del cinipide galligeno. E nonostante tutti questi fattori negativi, tanti sono stati i progetti che nella Svizzera italiana hanno permesso il recupero di selve castanili e fustaie, come pure una piccola economia legata alla raccolta delle castagne. Ora sul castagno si avventano i cambiamenti climatici, per questa pianta è problematico non tanto l’incremento delle temperature, quanto l’aumento della frequenza dei periodi siccitosi. Molto probabilmente, con il progredire del tempo cambierà fortemente il suo areale di distribuzione, ma il castagno non scomparirà dai nostri boschi, troverà rifugio in aree con suoli più profondi e freschi, e grazie alle cure dell’uomo ci potrà dare ancora legname pregiato e squisiti frutti. 

07:33

I castagni di Soazza

RSI Servizi 10.01.2017, 10:46

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