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Risposta militare a Israele: “Sarà l’Iran a dettare i tempi”

Alla RSI il direttore del Centro studi e ricerche sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra, Hasni Abidi: gli USA invitano a “non cadere nella trappola”, ma gli iraniani non possono non rispondere

  • 5 agosto, 18:41
  • 25 settembre, 12:37

In attesa dell'attacco dell'Iran

SEIDISERA 05.08.2024, 18:24

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info 

L’Iran sta deliberatamente tacendo sulle sue prossime mosse perchè vuole che la sua risposta all’uccisione del leader di Hamas Ismail Hanyeh il 31 luglio scorso a Teheran sia ben diversa da quella data il 13 aprile scorso all’attacco israeliano contro l’ambasciata iraniana a Damasco. Lo dice alla RSI il direttore del Centro studi e ricerche sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra, Hasni Abidi.

L’attacco israeliano (mai ufficialmente rivendicato) del 1 aprile scorso - in cui trovarono la morte sedici persone, tra cui due generali e altri sei ufficiali dei Pasdaran iraniani - era già un fatto grave, perché venne deliberatamente colpita una sede diplomatica iraniana all’estero, che equivale a territorio sovrano del paese colpito. La risposta iraniana, denominata “operazione vera promessa”, fu altrettanto importante, perché primo attacco diretto dell’Iran al territorio israeliano dall’inizio della guerra, ma da un punto di vista militare fu chiaramente moderata, infatti gli israeliani - con un’operazione chiamata “scudo di ferro” - intercettarono il 99% dei missili lanciati da Teheran.

Questa volta si è andati ben oltre, colpendo un alleato dell’Iran che era ospite dell’Iran nella capitale dell’Iran, nel giorno dell’inaugurazione del nuovo presidente iraniano. “L’umiliazione è molto più profonda”. Sarà, come ad aprile, una operazione coordinata con gli alleati degli ayatollah: gli Houthi yemeniti e il partito sciita libanese Hezbollah. Ma Teheran tace e si prende tutto il tempo necessario perchè vuole fare capire che è lei, ora, a decidere la prossima mossa.

Washington tenta la mediazione

Nei giorni scorsi è trapelata la notizia di una missione americana per cercare di contenere il furore degli ayatollah. Gli Stati Uniti non hanno relazioni diplomatiche con la repubblica islamica dal 1980 (è la Svizzera a rappresentare gli interessi di Washington a Teheran) e dunque il Dipartimento di Stato ha contattato Qatar e Turchia, ma alla fine è l’Oman che ha accettato di dare una mano. La Casa Bianca ha suggerito agli iraniani di non cadere nella trappola di Netanyahu, che soffia sul fuoco anche per prolungare la sua esistenza politica.

“L’Iran non può piegarsi alle richieste degli USA”, afferma Abidi, “ma di positivo c’è che si parlino. Washington potrebbe moderare la risposta di Teheran e mantenere dei canali aperti, offrendo qualcosa in cambio anche anche sui negoziati per contenere lo sviluppo di armi nucleari iraniane”.

Non rispondere però è inimmaginabile: “significherebbe lasciare a Israele un vantaggio, perdere l’arma della dissuasione”, dire allo Stato ebraico che può continuare a comportarsi in questo modo e rimanere impunito.

Medio Oriente, Israele col fiato sospeso

Telegiornale 05.08.2024, 20:00

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