Lo chiamavano Idris al Yemeni o Idris al Jeddawi: vent'anni fa questi erano solo due dei sette soprannomi di battaglia di Faiz Suleiman. Nessuno oggi immaginerebbe che quest’uomo glabro, sportivo e sorridente che corre sul lungomare di Cagliari sia stato il prigioniero numero 000153 del carcere americano di massima sicurezza di Guantanamo, a Cuba, che aprì i battenti ai primi prigionieri esattamente venti anni fa, l’11 gennaio 2002.
Più che quarantenne, di nazionalità yemenita, Faiz è uno dei 741 detenuti di Guantanamo ritenuti dall'amministrazione americana, dopo l’attentato dell’11 settembre, prima qaedisti pericolosi, poi innocenti. Lui, nel frattempo ha trascorso 14 anni in tuta arancione. Lo accusarono di essere l’artificiere di al-Qaeda a Tora Bora, in Afghanistan. Eppure lui nega, nonostante ammetta di essere stato un simpatizzante della causa. Negò allora, quando le autorità pakistane lo trovarono, al confine con l’Afghanistan, consegnandolo alla CIA. E continua a negare oggi di avere avuto relazioni dirette con eminenti figure di al Qaeda, e anche di avere saputo qualcosa sul piano di distruzione delle Torri Gemelle.
Arrestato per errore
Il suo arresto fu un errore, dunque, sia secondo l’ex prigioniero, sia secondo il Dipartimento di giustizia americano che liberò Faiz da ogni accusa nel 2009. Ma l’estraneità ai fatti dell’11 settembre non gli ha evitato la tortura, dal 2001, nella prigione segreta americana di Kandahar in Afghanistan, dove era stato trasferito, incappucciato, prima di arrivare a Guantanamo nel 2002.
Nel 2016 Faiz arriva in Sardegna. L’Italia dal 2009 - durante il Governo Berlusconi e con Franco Frattini ministro degli Esteri - si era offerta all’amministrazione Obama come luogo di destinazione rieducativa per gli ex GITMO (dal nome della base navale sull'isola) ritenuti innocenti e Faiz è l’unico a essere stato destinato qui, mentre altri Paesi europei della NATO, come Francia, Germania, Cechia, Slovacchia, Montenegro, hanno preso in carico più ex prigionieri.
Dopo cinque anni in Italia, in cui l’amministrazione americana ha finanziato il costo di un appartamento, di una diaria mensile e delle lezioni di italiano, sotto la supervisione del Ministero dell’Interno italiano, Faiz ha una vita quasi normale: il programma di mantenimento americano è appena stato sospeso. Faiz ha qualche amicizia – in particolare una famiglia che gli ha dimostrato di non avere paura del suo passato, accordandogli fiducia – e ha un lavoro come badante. E ci dice: “Dopo tutto quello che mi è successo voglio dedicarmi alle persone più fragili. E non voglio saperne nulla né di politica, né di religione”.
Laura Silvia Battaglia
n.d.r.: sui prigionieri di Guantanamo Laura Silvia Battaglia ha recentemente pubblicato un libro: "Lettere da Guantanamo".
Martedì mattina è inoltre stata ospite con Dick Marty e Claudio Bertellotti della puntata di Modem "Dopo 20 anni, Guantanamo è ancora lì".
Dopo 20 anni, Guantanamo è ancora lì
Modem 11.01.2022, 08:30
Contenuto audio