Il servizio civile diverrà in futuro meno attrattivo. Dopo il Consiglio nazionale, mercoledì anche il Consiglio degli Stati ha deciso con 29 voti contro 11 di rendere più restrittive le condizioni di ammissione, con l’obiettivo di ridurre da 6’600 a 4’000 persone all’anno il numero di quanti lo preferiscono al servizio militare, senza ostacolare gli obiettori di coscienza. Nel mirino dei sei provvedimenti votati ci sono in particolare quanti decidono di passare dall’esercito al servizio civile dopo aver svolto una parte di quello militare (magari anche l’intera scuola reclute). In particolare, chi sceglie il servizio civile dovrà impegnarsi almeno per 150 giorni e per il calcolo dei giorni da prestare verrà applicato un fattore correttivo di 1,5, anche per sottufficiali e ufficiali. La sinistra ha cercato invano di rimandare il dossier in Governo.
Per i gruppi parlamentari favorevoli alla revisione, bisogna assicurare un numero sufficiente di militi all’esercito, specie in un periodo teso come quello che stiamo vivendo dopo l’invasione russa dell’Ucraina. La sinistra ha rinfacciato invece ai sostenitori della riforma di voler smantellare il servizio civile, molto apprezzato dalla popolazione.
Per Franziska Roth (PS/SO) e Mathias Zopfi (Verdi/GL), invece di colpire il servizio civile, sarebbe più sensato aumentare l’attrattiva del servizio militare. Così si lede invece la libertà di coscienza prevista dalla Costituzione. Secondo Roth, inoltre, il governo non ha mai dimostrato l’esistenza di un reale problema di effettivi dell’esercito.
I giovani Verdi e CIVIVA, la Federazione svizzera per il servizio civile, hanno già preannunciato un referendum.