La raccolta di firme per le iniziative e i referendum deve potersi svolgere in futuro anche tramite canali digitali. Lo ritiene il Consiglio nazionale che oggi, per 95 voti a 91 (sei astensioni), ha approvato una mozione del “senatore” Benjamin Mühlemann (PLR/GL), con cui si incarica il governo di creare le basi legali e introdurre i necessari strumenti tecnologici. Rispetto alla versione originale però, accolta dagli Stati, dove ora torna il dossier, lo scorso mese di dicembre, la Camera del popolo ha optato per una modifica. Ha infatti precisato che la raccolta di sottoscrizioni dovrà continuare a essere possibile pure in modo tradizionale, e non solo per via digitale. I deputati hanno anche detto sì a un’altra mozione, depositata dal consigliere agli Stati Matthias Michel (PLR/ZG), con cui si chiede un progetto pilota che consenta di utilizzare la futura identità elettronica, prevista per il 2026, nel quadro della digitalizzazione della raccolta firme. Via libera altresì a sei mozioni di consiglieri nazionali, provenienti da vari schieramenti, dallo stesso contenuto. Il tema è molto caldo dopo che nel settembre 2024 sulla stampa sono emersi possibili casi di frodi nella raccolta firme a pagamento. Il sospetto è che società commerciali che si occupano di svolgere questo compito abbiano imbrogliato, falsificando delle sottoscrizioni. La vicenda, sulla quale sta indagando il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), aveva sollevato un vero e proprio polverone.