Frontiere aperte ma con restrizioni
In Ticino si potrà entrare dall’Italia solo per motivi di lavoro. È questa una delle principali novità comunicate oggi, domenica, dal Consiglio federale e poi illustrate dal Governo ticinese. Si tratta di una misura presa sulla scia del decreto ministeriale varato da Roma nella notte tra sabato e domenica, che prevede la “chiusura” della Lombardia e di 14 province, per cercare di rallentare la diffusione dell’epidemia da coronavirus, che in Italia ha provocato 113 morti solo nelle ultime 24 ore.
Il comunicato stampa del Consiglio federale
In Svizzera, ad oggi, sono stati registrati 332 casi di positività, di cui 281 confermati dal laboratorio di Ginevra, mentre nella giornata di domenica è arrivata la notizia del secondo decesso: un 76enne ricoverato all’ospedale di Liestal (BL) che soffriva già di altre patologie. Nel solo Ticino, le persone risultate positive al test sono 58: 10 sono state ricoverate in ospedale e quattro sono in terapia intensiva.
In tutto il mondo, i contagi sono oltre 109'800, le guarigioni 60'700, i morti 3'800.
Diego Moles, Ludovico Camposampiero, Enrico Campioni, Elena Boromeo e ATS
Le misure di riorganizzazione della sanità ticinese annunciate domenica “ci permettono di modificare l’organizzazione interna per la presa a carico dei pazienti in previsione che il numero di frontalieri, molto probabilmente, non potrà essere così presente come adesso”. Lo ha dichiarato il presidente del CdA dell’Ente ospedaliero cantonale, Paolo Sanvido, in un’intervista alla RSI. “Ricordo che l’Ente ospedaliero ha 625 frontalieri nel settore delle cure, tra infermieri e medici assistenti, e questo rappresenta il 25% del blocco delle cure. Rispetto ai 4’500 dipendenti è una forza molto importante”, ha aggiunto.
“Da lunedì 9 marzo è stato deciso di limitare l’accesso ai campus di Lugano e di Mendrisio a tutti coloro che siano stati recentemente in una delle regioni indicate come ‘colpite’ dalle autorità federali svizzere. Questo riguarda ora in primo luogo l’Italia e coloro che risiedono o abbiano soggiornato a partire dall’8 marzo in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna”. Lo scrive l’Università della Svizzera italiana in una nota diramata domenica sera. Anche coloro che hanno soggiornato di recente in una di queste regioni “è invitato a non presentarsi” nei campus universitari per 14 giorni a partire dal rientro in Svizzera. I corsi, in ogni caso, andranno avanti.
“A seguito degli sviluppi del fine settimana legati alla diffusione del Covid-19, la direzione della SUPSI ha deciso di sospendere per la giornata di domani, lunedì, le attività didattiche in tutti i corsi di laurea e nella formazione continua”. Lo comunica la direzione della SUPSI in una nota in cui si precisa che nella giornata di lunedì è prevista una riunione straordinaria “in cui verranno prese decisioni per le prossime settimane in linea con le disposizioni definitive delle autorità cantonali e federali”. Una nuova comunicazione è prevista lunedì sera.
In Ticino, dieci persone che hanno contratto il coronavirus sono state ospedalizzate e quattro sono in terapia intensiva.
Il Consiglio di Stato ticinese ha presentato le nuove misure per il contenimento dell’epidemia di coronavirus. Tra queste ci sono:
- La sospensione delle attività di ostetricia e neonatologia a Mendrisio e Locarno e il trasferimento delle stesse a Bellinzona e Lugano (Civico);
- La chiusura provvisoria dei Pronto soccorso di Faido, Acquarossa e dell’Ospedale Italiano per concentrare le risorse mediche e infermieristiche sulle altre strutture a Bellinzona e a Lugano;
- Le urgenze continueranno ad essere prese a carico negli altri quattro ospedali dell’Ente ospedaliero regionale e nelle strutture private Moncucco e Santa Chiara.
Si tratta di misure temporanee, ha precisato il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, affermando che ulteriori decisioni sono in fase di valutazione. “Ci aspettano settimane e forse mesi difficili, richiamiamo tutti al senso di responsabilità”, ha dichiarato il Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità.
“Le frontiere restano aperte ma con restrizioni”: lo ha ribadito il presidente del Consiglio di Stato ticinese Christian Vitta durante una conferenza stampa domenica a Bellinzona, indetta per fare il punto sull’epidemia di coronavirus. La Confederazione, ha spiegato Vitta, definirà nelle prossime ore le modalità di monitoraggio dell’afflusso sul territorio nazionale, e “avrà il supporto della polizia cantonale se necessario”. La polizia, ha aggiunto, intensificherà i presidi e i controlli nelle zone di frontiera, per avere una visione d’insieme affinché l’afflusso di persone dall’Italia sia rispettoso delle direttive emanate dal Governo italiano, che, lo ricordiamo, ha limitato drasticamente gli spostamenti il Lombardia e diverse province del Nord Italia.
I frontalieri, ha aggiunto Vitta, dovranno sempre avere con lo il permesso di lavoro di tipo G, mente “sarà vietato l’afflusso dall’Italia per qualsiasi motivo che non sia quello lavorativo”. Datori di lavoro e aziende sono invitati a far rispettare scrupolosamente le misure igieniche emanate dalla Confederazione e soprattutto di limitare l’afflusso dei frontalieri solo a quelli strettamente necessari, prediligendo le modalità di telelavoro.
In Italia il bilancio dell’epidemia da coronavirus si fa sempre più pesante: in 24 ore sono stati registrati 133 decessi in più, portando il totale a 366. È il paese con il bilancio delle vittime più grave dopo la Cina. I casi di contagio accertati sono ora 7'375, ovvero 1’492 in più rispetto a sabato. La regione più colpita resta la Lombardia, con 4’189 contagi e 267 morti.
Dopo l’introduzione del decreto ministeriale italiano sulle restrizioni per gli spostamenti in Lombardia e in altre 14 province, alle frontiere verranno introdotti dei sistemi di controllo con l’obiettivo di permettere il transito solo ai lavoratori frontalieri o alle persone autorizzate. Lo comunica il Consiglio federale in una nota in cui si legge che anche le autorità elvetiche introdurranno delle misure di monitoraggio. “Le autorità italiane effettueranno controlli al fine di fare rispettare le decisioni prese dal loro Governo. In particolare, le autorità italiane installeranno un sistema di monitoraggio alle frontiere della zona di sicurezza, compresa la frontiera nord, e questo per verificare che abbiano luogo solo gli spostamenti autorizzati. Anche la Svizzera installerà un sistema di monitoraggio, le cui modalità di impiego saranno definite nelle prossime ore”.
“Tutti i lavoratori possono continuare a spostarsi per esercitare la loro attività professionale, sia tra le regioni italiane che tra la Svizzera e l’Italia. La continuità del sistema sanitario ticinese dovrebbe così essere assicurata”. Lo ha comunicato il Consiglio federale in una nota in cui precisa anche che “i lavoratori frontalieri dovranno tuttavia portare con sé un documento, per es. il permesso G (permesso per stranieri), che attesti la loro attività professionale”. Per tutti gli altri spostamenti, invece, vigono le restrizioni disposte dal decreto ministeriale italiano. L’informazione è stata fornita dal ministro degli affari esteri italiano Luigi Di Maio al suo omologo, il consigliere federale Ignazio Cassis, durante un colloquio telefonico, precisa la comunicazione diffusa da Berna. “La buona collaborazione tra le autorità federali svizzere, quelle italiane e quelle del Cantone Ticino hanno permesso di rispondere celermente alle sfide poste dalla rapida avanzata dell’epidemia sul territorio italiano”.
La circolazione di merci e persone non è attualmente limitata. È quanto hanno dichiarato domenica le autorità grigionesi che continuano a osservare da vicino l’evolversi della situazione italiana e mantenere il contatto con il Governo federale e con quello ticinese.
La compagnia aerea Alitalia, dal 9 marzo sospende l’attività sull’aeroporto di Milano Malpensa. Lo stop partirà dopo l’arrivo del volo da New York AZ605, con atterraggio previsto alle 10.40. Lo scalo di Linate, invece, verrà utilizzato solo per i collegamenti nazionali “con una riduzione di frequenze sulle rotte servite”, si legge in una nota della compagnia diramata domenica.
La Svizzera ha un secondo caso di decesso per coronavirus: un uomo di 76 anni è morto all’ospedale cantonale di Liestal (BL). Lo ha indicato l’autorità cantonale, precisando che soffriva di una malattia cardiaca cronica. L’anziano aveva di recente avuto un infarto ed era afflitto da diabete di tipo 2 e pressione alta, ha indicato alla stampa il primario dell’ospedale basilese Jörg D. Leuppi.
Il primo caso mortale di Covid-19 era stato registrato il 5 marzo: una 74enne del canton Vaud era deceduta in ospedale a Losanna. I casi confermati di coronavirus in Svizzera sono 281, stando all’ultimo bilancio aggiornato dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Il totale delle persone risultate positive alle analisi è invece di 332. Oltre 4000 persone sono state nel frattempo testate con esito negativo.
Sono attualmente 58 in Ticino le persosne positive al test del coronavirus. Lo ha comunicato domenica lo Stato Maggiore Cantonale di Condotta- L’aumento dei casi non incide al momento sul numero di persone ricoverate nei reparti di cure intense, che rimane stabile e limitato, si legge ancora nella nota.
Il Ministero degli esteri italiano, nel pomeriggio, ha pubblicato una nota esplicativa per chiarire la situazione dei lavoratori frontalieri dopo le limitazioni imposte in Lombardia per contenere l’epidemia di coronavirus.
Limitazioni che, si legge sul sito internet del ministero, “non vietano gli spostamenti per comprovati motivi di lavoro”. I “lavoratori transfrontalieri” potranno quindi “entrare e uscire dai territori interessati per raggiungere il posto di lavoro e tornare a casa”.
Di seguito la nota completa:
“Con riferimento dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020, si precisa quanto segue:
TRASFRONTALIERI
Le limitazioni introdotte oggi non vietano gli spostamenti per comprovati motivi di lavoro. Salvo che siano soggetti a quarantena o che siano risultati positivi al virus, i transfrontalieri potranno quindi entrare e uscire dai territori interessati per raggiungere il posto di lavoro e tornare a casa. Gli interessati potranno comprovare il motivo lavorativo dello spostamento con qualsiasi mezzo, inclusa una dichiarazione che potrà essere resa alle forze di polizia in caso di eventuali controlli.
MERCI
Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci.
I treni della “”Centovallina”, che solitamente collegano Locarno a Domodossola (I), circolano da stamani solo in territorio elvetico. “A fronte del decreto presidenziale emanato in data odierna il traffico internazionale sulla nostra linea ferroviaria è interdetto fino a nuovo avviso”, si legge sul sito delle Ferrovie e Autolinee Regionali Ticinesi (FART). Le Ferrovie federali svizzere (FFS) non sono per ora interessate dal provvedimento: già stamattina hanno comunicato che i treni fra Svizzera e Italia circolano secondo orario.
La sessione parlamentare primaverile in corso a Berna è da interrompere per almeno una settimana: è quanto chiede il capogruppo UDC Thomas Aeschi. In una mozione d’ordine presentata domenica all’Ufficio del Consiglio nazionale, Aeschi auspica l’immediato stop ai lavori parlamentari e una eventuale ripresa solo il lunedì successivo, 16 marzo, dopo un’attenta valutazione dei rischi.
In rapporto alla popolazione “la Svizzera figura al sesto posto fra i paesi più toccati dall’epidemia, dopo Corea del Sud, Italia, Iran, Cina e Bahrain”, afferma il consigliere nazionale di Zugo in dichiarazioni riportate da Blick online.
Il 41enne di Zugo ricorda fra l’altro che la Confederazione invita a mantenere una distanza minima fra le persone: impossibile farlo al Nazionale. Inoltre, vi sono numerosi deputati e senatori ultra 65enni o con precedenti problemi di salute. “Il Parlamento deve fare la sua parte per limitare l’epidemia”, è convinto il politico democentrista
La Svizzera ha un secondo caso di decesso per coronavirus: un paziente è morto all’ospedale cantonale di Liestal (BL), ha indicato domenica l’autorità cantonale, che ha indetto una conferenza stampa per le 16.00. Il primo caso mortale di Covid-19 era stato registrato il 5 marzo: una 74enne del canton Vaud era deceduta in ospedale a Losanna.
Alle dogane fra Ticino e Italia la situazione, questa domenica, è tranquilla. Mattia Coste, giornalista RSI, in collegamento dal valico di Chiasso strada ha dichiarato: “La situazione è tranquilla, i passaggi sono regolari, si può passare in entrambe i sensi, ma è vero che il flusso è minore rispetto a una domenica qualsiasi. Regna però molta incertezza: sono arrivate migliaia di chiamate in dogana per capire se si può uscire o entrare. La risposta degli addetti ai lavori è che per ora è tutto normale ma non è chiaro cosa accadrà nelle prossime ore”.
Se le persone devono spostarsi per lavoro lo possono fare e le merci possono viaggiare: il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, intervistato a Sky Tg24 fornisce alcuni chiarimenti sul decreto.
“Il lavoro è un discrimine - ha detto - e la merce può viaggiare, chi produce deve poter consegnare e le merci devono arrivare per produrre”.
“Non dovrei dirlo perché questa mia interpretazione toglie in po’ di pathos ma non è un obbligo quello di non circolare ma è un invito”, ha poi affermato Fontana ai microfoni di Rtl. Spiegando che aeroporti e stazioni sono aperti.
Sempre sul decreto, ha aggiunto che per le attività “avrei imposto una chiusura più rigorosa, magari limitandola nel tempo”. Fontana è infatti convinto che un provvedimento di questo tipo avrebbe anche “dal punto di vista psicologico” aiutato le persone a prendere coscienza “che siamo in una situazione grave e che si devono assumere dei comportamenti” consoni.
Epidemia di coronavirus: il Consiglio di Stato ticinese si riunirà alle 16.00 per fare il punto sulla situazione.
In merito ai timori di una scarsità di manodopera frontaliera nei nosocomi ticinesi dopo le nuove disposizioni italiane per contrastare il coronavirus, Paolo Sanvido, ai vertici dell’Ente Ospedaliero Cantonale, ai microfoni della RSI ha voluto “tranquillizzare l’opinione pubblica poiché l’operatività è garantita e il servizio sanitario pubblico è organizzato e in grado di reagire” convenientemente alla situazione.
“Chiaramente”, ha precisato Sanvido, “questa situazione ci impegna e necessita misure straordinarie che stiamo adottando”. Il presidente del CdA dell’EOC ha elogiato l’impegno e la dedizione profusa dai tanti collaboratori dell’ente e rimarcato “il grandissimo coordinamento delle istituzioni a livello cantonale e di questo l’opinione pubblica deve esserne fiera”.
Paolo Sanvido ha infine segnalato come, dopo i diversi annunci pubblicati nei giorni scorsi, “abbiamo ritrovato tantissime persone in pensione che hanno ancora lo spirito “noi siamo EOC” e si sono messi a disposizione. Stiamo comunque continuando a cercare personale, ha concluso il 53enne dirigente luganese.
L’eventualità di bloccare il flusso dei frontalieri attivi in Ticino è vissuta con approcci opposti da due consiglieri nazionali ticinesi come Lorenzo Quadri e Fabio Regazzi.
Il primo, in merito alla situazione creatasi in Lombardia commenta che “sarebbe quantomeno curioso se i cittadini lombardi non potessero uscire dalla loro regione per recarsi in altre parti d’Italia ma potessero accedere liberamente, senza nessun filtro al canton Ticino”. Il municipale di Lugano sottolinea di ritenere che “sia un dovere della Confederazione proteggere la popolazione, non solo ticinese, poiché il contagio poi si propaga pure a nord delle Alpi”.
Di tutt’altro avviso è il suo collega alla Camera del Popolo Fabio Regazzi. A suo parere bloccare l’arrivo dei lavoratori frontalieri sarebbe “una misura ingiustificata, sproporzionata e che rischierebbe di avere gravissime conseguenze per il cantone sotto diversi punti di vista”.
Regazzi ricorda che sarebbe particolarmente toccato il settore industriale, come pure quello dell’artigianato, senza dimenticare le strutture sanitarie. Secondo il politico sopracenerino “non sembra che ci siano i presupposti per arrivare fino a questo punto”.
Sono 281 i casi di coronavirus confermati in Svizzera: lo scrive domenica l’Ufficio federale della sanità pubblica nel suo ultimo aggiornamento. I test che hanno finora dato esito negativo sono oltre 4’000.
In 20 cantoni (come ieri) è stata segnalata la malattia: si tratta di Appenzello Esterno, Argovia, Basilea Campagna, Basilea Città, Berna, Friburgo, Ginevra, Giura, Grigioni, Lucerna, Neuchâtel, San Gallo, Soletta, Svitto, Ticino, Turgovia, Vaud, Vallese, Zugo e Zurigo. Non ancora toccati sono 6 cantoni: Appenzello Interno, Glarona, Obvaldo, Nidvaldo, Sciaffusa e Uri.
“Siamo in contatto da ieri sera con l’autorità federale, in particolare con i consiglieri federali Ignazio Cassis e Alain Berset; ora il decreto è ufficiale, per noi è importante avere informazioni sulla portata di queste decisioni, sulla loro applicazione e in particolare su eventuali prese di posizione a livello federale. I contatti con Berna continuano, auspichiamo di avere chiarezza al più presto”. Sono le dichiarazioni del presidente del Consiglio di Stato ticinese Christian Vitta, in merito alle limitazioni imposte dal Governo italiano alla Lombardia, per contenere la diffusione del coronavirus.
Non è la fine del mondo, la situazione legata al coronavirus migliorerà: lo afferma il presidente della direzione di Swatch Nick Hayek, che non vuole sentire parlare di crisi per il settore degli orologi. “Non vedo crisi per l’industria orologiera svizzera, anzi al contrario”, dice l’imprenditore in un’intervista pubblicata domenica dalla SonntagsZeitung. “Sui giornali si parla di pericoli in relazione a clima, coronavirus, franco forte, Cina, America isolazionista, UE e naturalmente smartwatch: ma onestamente, dove si legge delle opportunità che portano tutte queste cose?”.
Essendo massicciamente presente in Cina, il gruppo Swatch è naturalmente fortemente colpito dall’epidemia, attraverso la chiusura temporanea di centinaia di negozi. “Ma per quanto riguarda le forniture vedo meno problemi, visto che Swatch produce molto in proprio in Svizzera”
I supermercati tra Ponte Tresa e Luino, secondo nostre informazioni, sono presi d’assalto da italiani ma anche da clienti ticinesi. L’alta presenza svizzera è forse dovuta al timore di chiusure totali. Le forze dell’ordine cominceranno in queste ore le verifiche del rispetto delle normative in vigore per contenere la diffusione del coronavirus, ma regna ancora molta confusione sul fa farsi.
Il contagio da coronavirus ha superato la soglia dei 100 paesi: sono 106 gli Stati e i territori nei quali il virus si è diffuso, secondo l’ultimo aggiornamento dell’università americana Johns Hopkins. I casi confermati in totale sono 106’378, le persone uccise dal virus 3’594 e quelle guarite 60’013. In Svizzera stando all’ultimo aggiornamento che risale a ieri si registrano 228 casi confermati di infezione; altri 36 sono in attesa di conferma. Una persona è morta a causa del Covid-19, la malattia generata dal virus: si tratta di una 74enne del canton Vaud deceduta in ospedale a Losanna il 5 marzo.
Una ordinanza che dispone l’isolamento per 14 giorni per chi da sabato è rientrato in Puglia dalla Lombardia e dalle province indicate dal nuovo decreto sull’emergenza coronavirus è stata firmato nella notte dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Lo ha annunciato lo stesso governatore in un post su Facebook dopo le notizie “sulla ‘fuga’ da parte di centinaia di persone che, in vista dell’entrata in vigore del decreto, hanno lasciato” la Lombardia e le province interessate.
I treni fra Svizzera e Italia circolano secondo orario: lo fanno sapere le FFS. “Le autorità italiane non hanno ordinato alcuna limitazione del traffico ferroviario transfrontaliero”, ha indicato la società di trasporto elvetica in un breve comunicato.
Le casse malattia non vogliono pagare i test per il coronavirus e stando alla SonntagsZeitung si oppongono alla decisione della Confederazione di sottoporre queste analisi all’assicurazione di base. A loro avviso i costi vanno coperti dai cantoni. L’argomentazione degli assicuratori si basa sulla salute pubblica: le diagnosi costano 180 franchi e la gran parte delle persone sarebbe chiamata a pagare di tasca propria per via della franchigia. “È nell’interesse pubblico, se questo può aiutare a prevenire la diffusione del virus, che nessuno rinunci a un test sulla base di considerazioni finanziarie”, afferma un portavoce di Santésuisse, citato dal domenicale. L’organizzazione delle casse malattia si appella alle legge sulle epidemie, che stabilisce come in caso appunto di epidemia le analisi siano a carico dei cantoni. Per via d’ordinanza il Consiglio federale ha però sospeso questa disposizione.
La situazione sanitaria in Lombardia è intanto gravissima. Antonio Pesenti, coordinatore dell’Unità di crisi regionale per le cure intense, ha dichiarato in un’intervista che ormai si è “costretti a creare terapie intensive in corridoio, nelle sale operatorie, nelle stanze di risveglio”, precisando che si è “sventrato interi reparti d’ospedale per fare posto ai malati gravi. Una delle sanità migliori del mondo, quella lombarda, è a un passo dal collasso”. Il coordinatore lombardo sottolinea poi che “se la popolazione non capisce che deve stare a casa, la situazione diventerà catastrofica”, rimarcando che il quadro “è di gravità tale da richiedere un aumento dei posti in rianimazione fino a dieci volte l’attuale disponibilità”. Evidenzia quindi una serie di cifre, come “il numero di ricoverati in ospedale previsto alla data del 26 marzo è di 18’000 malati lombardi, dei quali un numero compreso tra 2’700 e 3’200 richiederà il ricovero in terapia intensiva. Oggi ci sono già oltre mille pazienti tra quelli in rianimazione e quelli che rischiano di aggravarsi da un minuto all’altro”.
La decisione del Governo di Giuseppe Conte di imporre nuove restrizioni a tre sue province ha trovato l’opposizione del Veneto. La regione è contraria alla creazione delle tre zone di isolamento per le aree provinciali di Padova, Treviso e Venezia e chiede perciò lo stralcio di queste ultime dal decreto. Regione Veneto precisa domenica mattina che a fronte di eventi circoscritti “e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento epidemiologico”.
È affollato da prima delle 7 il terminal di Lampugnano, a Milano, il principale scalo per i pullman di linea diretti in tutta Italia e all’estero. Sono circa in 150 ad attendere gli autobus soprattutto stranieri, preoccupati di non poter tornare al loro Paese, e studenti, che per lo stesso motivo vogliono rientrare in famiglia. In genere, a quest’ora della domenica mattina lo scalo è quasi deserto. d aspettare i pullman ci sono molti stranieri e studenti, in gruppi di due-tre. "Qui di solito alla domenica mattina c'è pochissima gente - dice un negoziante - perché chi parte va via al sabato o al venerdì. Oggi è pieno e sta aumentando. Ma il grosso è stato ieri sera". Solo nella sala d'aspetto, gremita di viaggiatori, ci sono una cinquantina di persone, ma la maggior parte sono all'esterno. Il bar fa rispettare le ordinanze e non fa consumare al banco, ma due metri più in là le persone in attesa sono sedute una a fianco all'altra con bambini e bagagli".
“Il Consiglio federale segue da vicino gli sviluppi in Italia”, afferma in un tweet il portavoce dell’esecutivo André Simonazzi. Il Governo “è in contatto con le autorità ticinesi e italiane per valutare costantemente la sua risposta a questi eventi”, aggiunge.
I provvedimenti che interessano il Nord Italia, varati dal Governo per far fronte all’epidemia di coronavirus, non costituiscono tecnicamente una zona rossa. Il premier Giuseppe Conte ha infatti spiegato: “Non c’è un divieto assoluto di trasferimento da quest’area del nord alla restante parte del territorio, però c’è la necessità di motivare gli spostamenti sulla base di specifiche indicazioni. Naturalmente c’è una ridotta mobilità”. Non si tratta dunque di un vincolo assoluto, dunque ci si potrà spostare per motivi di lavoro e famigliari, con rientro al domicilio e in caso di gravi motivi di salute. Tuttavia, occorrerà motivare questi spostamenti alle forze dell’ordine che saranno chiamate a effettuare i controlli. Una deroga questa che tecnicamente dunque potrebbe consentire anche il passaggio dei frontalieri, una questione importante riguardante l’economia ticinese ma anche la sanità.
La reazione e le spiegazioni del presidente del Governo ticinese Christian Vitta. Il Consiglio di Stato resterà in contatto per tutto il giorno con Berna e in particolare con i consiglieri federali Ignazio Cassis e Alian Berset per chiarire la situazione. “Ora che c’è l’ufficialità di questa decisione, per noi è importante avere informazioni sulla portata, sull’applicazione e (in particolare) su eventuali prese di posizione e comunicazioni a livello svizzero”, ha spiegato ai microfoni RSI il direttore del DFE.
Contatti intensi tra Ticino e Berna per chiarire la portata del decreto varato dal Governo italiano e prepararsi ad ogni evenienza.
Per l’economia e la sanità ticinesi (ma anche per quelle dei Grigioni e del Vallese) è fondamentale chiarire al più presto se i frontalieri possono continuare a varcare il confine per lavorare.
Giuseppe Conte ha annunciato la firma del provvedimento a notte fonda dopo ore di discussioni su una bozza anticipata dai media in serata e che ha subito suscitato tantissime domdande. In Italia, ma non solo dato l’impatto che le misure avranno anche da un punto di vista economico. Tutte le spiegazioni nell’edizione speciale di InfoNotte.
In Italia, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha firmato nella notte tra sabato e domenica un decreto che limita le possibilità di movimento nelle zone del Settentrione più colpite dal contagio da coronavirus. L’area interessata dal provvedimento è stata estesa a tutto il nord Italia; nel decreto che limita le possibilità di movimento sono inserite anche altre importanti restrizioni. Sono previste la chiusura delle scuole e la cancellazione di tutti gli eventi pubblici, ma saranno chiusi anche musei, piscine, teatri, mentre i bar possono restare aperti ma solo se si impegnano a mantenere le distanze di un metro, altrimenti dovranno chiudere. Sospesi pure matrimoni e funerali.
#Coronavirus, appena firmato il nuovo decreto: https://t.co/jYbSx7FEpG
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) March 8, 2020