Sono 136’112 le piccole e medie imprese (in pratica una su cinque in Svizzera) che hanno approfittato entro il termine del 31 luglio della possibilità di ottenere i crediti COVID-19, secondo l’ultimo aggiornamento dei dati sul sito della SECO. Nel dettaglio, 134’983 PMI hanno ricevuto in media 103’000 franchi ciascuna nella categoria fino a mezzo milione interamente garantita dalla Confederazione e altre 1’129 una media di 2,7 milioni in quella superiore fino a 20 milioni. In totale sono stati concessi dunque prestiti per 16,8 miliardi di franchi, in larga misura entro la fine di marzo. Dalla seconda metà di aprile l’interesse è considerevolmente diminuito. Il 42% dei mezzi messi a disposizione è stato utilizzato.
L’impatto della crisi sull’economia ticinese si conferma dall’analisi delle cifre cantone per cantone: il 17,1% delle richieste è arrivato da Zurigo, seguito da Vaud (10,8%) e per l’appunto Ticino (9,3%), che precede cantoni più grandi come Berna, Ginevra e Argovia. Fra quelli coinvolto, l’istituto più sollecitato è stata la Raiffeisen, a cui si è rivolto quasi un quinto degli interessati, davanti a UBS, Postfinance e Credit Suisse.
Per quanto riguarda i settori, è quello dei commerci e dei garage ad aver approfittato maggiormente dello strumento, con il 24,6% delle domande. Seguono l’industria manifatturiera con il 15%, l’edilizia con il 13% e la ristorazione e albergheria con il 9,5%
Sono 845 i casi in cui sono sorti sospetti di abuso, sfociati 48 volte nell’apertura di un procedimento: si ipotizzano usi per investimenti o dividendi (che non erano consentiti), doppie richieste e dati falsificati sulla cifra d’affari.