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"Sono stata fortunata"

Una donna uigura, rifugiata in Francia, è stata richiamata in Cina con una scusa e incarcerata 3 anni - Intervista a Gulbahar Haitiwaji, ritornata a Parigi

  • 10 December 2021, 20:35
  • 23 June 2023, 13:01
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Un milione di uiguri nei campi di internamento cinesi

RSI Mondo 10.12.2021, 20:45

Di: Davide Mattei

Entrare in casa di Gulbahar Haitiwaji a Parigi è straniante. Vi accoglie una donna elegante, vestita alla parigina, pronta a ridere con humor nero. I suoi dolcetti uiguri sul tavolo, l’albero di Natale e il nipote che gattona, tutto trasmette pace.

Poi le telecamere si accendono e pacatamente Gulbahar inizia a dipingere l’universo concentrazionario cinese del quale è stata prigioniera per quasi tre anni. Di colpo, quella donna discreta, si racconta in una cella spoglia dove le carcerate sopravvivevano ammassate senza potersi parlare perché, se la telecamera vedeva movimenti di labbra, le guardie entravano, le accusavano di pregare e le punivano.

La sua voce non si increpa mai, se non impercettibilmente, quando racconta della mortificazione di aver dovuto fare i bisogni di fronte alle altre, durante i venti giorni passati incatenata al letto.

Ma a sentirla, Gulbahar si ritiene fortunata, non è stata picchiata fino allo svenimento, come successo all’amica Almira, non ha sentito suo figlio torturato nella stanza di fianco, come è toccato a Zahida.

Gulbahar però racconta di aver dovuto lottare perché le 11 ore di lezione, le estenuanti ripetizioni quotidiane, gli esami non le facessero dimenticare la sua vita precedente.

Sua figlia Gulhumar nel frattempo era andata a volto scoperto su France24 per denunciare la situazione e, assieme al Ministero degli esteri francese, stava facendo di tutto per liberarla.

Gulbahar se ne è accorta di colpo perché un giorno i carcerieri l’hanno trasferita in un appartamento e undici miliari si assicuravano che mangiasse e dormisse. Quando ha ripreso 15 chili, l’hanno mandata dalla parrucchiera, le hanno fatto rivedere la famiglia e l’hanno rispedita in Francia.

Dall’uscita del suo libro in francese, nel gennaio 2021, Gulbahar è però diventata una terrorista per lo stato cinese. Non potrà mai più tornare nel Turkestan orientale (lo Xinjiang per i cinesi) né può più telefonare alla madre o ai fratelli. La persecuzione non è ancora finita.

Cina: intervista a uigura perseguitata

Telegiornale 11.12.2021, 21:00

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