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Bloccati in un limbo

Storie di tre iracheni in Ticino, tra rimpatrio impossibile e asilo negato

  • 10 September 2019, 09:00
  • 15 September 2023, 09:20

Le testimonianze di Rasul, Omar e Zrian

RSI/Bettina M\u00fcller, Patrizia Peter e Alberto Dagnino 10.09.2019, 10:26

Sono arrivati in Svizzera dall’Iraq parecchi anni fa. Dopo aver presentato la loro domanda d'asilo alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) hanno iniziato a ricostruirsi una vita. Hanno imparato l’italiano, fatto un apprendistato, trovato un lavoro. Pagavano le tasse ed erano finanziariamente autonomi. Poi è arrivata la decisione negativa, la loro richiesta d'asilo è stata respinta nonostante il conflitto in Iraq si fosse riacceso, con l'avvento dell'IS, installato a Mosul, e i bombardamenti che sono seguiti per sloggiare il califfato dalla città.

Bloccati tra l'asilo negato e il terrore del rimpatrio

Modem 10.09.2019, 08:20

  • @Ti-Press

Le autorità elvetiche non hanno riconosciuto a Zrian Sherewany, Rebez Rasul e Omar Bewar il diritto alla protezione, anche se provengono dalle zone in conflitto. Non sono riusciti a dimostrare di essere perseguitati personalmente in Iraq. Quindi, anche se le loro città venivano bombardate o erano in preda alle milizie armate, niente asilo. Si sono visti recapitare il foglio di via, con un termine di 30 giorni per lasciare il paese. Non hanno più il permesso di lavorare e vivono con gli aiuti d’emergenza dello Stato.

Omar, il parrucchiere di Bellinzona, se ne è andato clandestinamente in un altro Stato dell’Unione Europea, mentre Rasul e Zrian sono rimasti in Ticino, nella speranza che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo riconosca un errore nel trattamento dei loro casi e che le autorità elvetiche finiscano per riconsiderare la loro decisione. Il ritorno in Iraq lo escludono. Hanno paura di finire in prigione o essere uccisi.

Instabilità in Iraq


Il nord dell'Iraq segnato dalla guerra

Immagini Nazioni Unite/Archivio RSI 10.09.2019, 10:25

Una paura fondata secondo l’agenzia ONU per i rifugiati che nel suo ultimo rapporto – pubblicato nel 2019 – sconsiglia ai governi di rinviare di forza le persone in Iraq. Le sparizioni e i sequestri di persona sono all'ordine del giorno anche nel Kurdistan iracheno, regione di provenienza di Zrian, Omar e Rasul. E visto che non esiste un accordo di riammissione tra Svizzera e Iraq, le autorità elvetiche non possono effettuare rimpatri forzati. In questi casi il carcere è certo.

Le motivazioni della Segreteria di Stato per la migrazione (2)

RSI 10.09.2019, 10:25

La buona integrazione non conta per ottenere l'asilo

Il dato fondamentale per la SEM è il colloquio con il richiedente l’asilo. Il criterio decisivo per ottenere l'asilo è l'essere perseguitati nel proprio paese. La propria buona o la cattiva integrazione non contano. Così prevede la legge sull'asilo. Per convincere al rientro gli iracheni - cui è stata rifiutata la richiesta d’asilo - la Confederazione stanzia degli aiuti finanziari per un ritorno coordinato dall'Organizzazione mondiale della migrazione (OIM). Una soluzione accettata da molti (nel 2017 sono stati 116 gli iracheni rimpatriati, 56 nel 2018), ma per altri prevale la paura.

Le motivazioni della Segreteria di Stato per la migrazione (1)

RSI 10.09.2019, 10:25

I criteri di valutazione della Segreteria di Stato della migrazione

Ma su quali basi la Segreteria di Stato della migrazione valuta i rischi di sicurezza in Iraq? Come può dire che il nord dell’Iraq e il Kurdistan iracheno sono zone stabili quando l’Agenzia ONU per i rifugiati, con osservatori sul posto, parla di milizie armate che controllano interi territori e sequestri frequenti?

La SEM allestisce delle analisi dei paesi e delle regioni. Si basa su numerose fonti, tra cui l’Agenzia ONU per i rifugiati, ma non solo: esperti, organizzazioni internazionali, ONG, autorità per la migrazione di altri stati dell'UE e ambasciate svizzere in Medio Oriente.

Raccomandazioni del Dipartimento federale degli affari esteri

Eppure le valutazioni della SEM sono in contraddizione con le raccomandazioni di viaggio del Dipartimento federale degli affari esteri che sconsiglia vivamente di recarsi nel nord dell’Iraq e nel Kurdistan iracheno per il rischio di sequestri da parte di gruppi criminali e terroristici. Un rischio che non riguarda unicamente i turisti europei, ma anche la popolazione locale, sostiene il Dipartimento federale degli affari esteri.

di Patrizia Peter, Bettina Müller e Alberto Dagnino

Gli sviluppi di questa storia, con la valutazione del consigliere di Stato, Norman Gobbi, nell'edizione di questa sera del Quotidiano.

Dall'archivio: la puntata di Modem del 02.02.2018 con testimonianze e dibattito sui casi di Zrian e Omar.


Approfondimento sui rimpatri

Il Quotidiano 10.09.2019, 21:00

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