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I due volti dell'IA

L’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare la salvezza o la fine per l’umanità a dipendenza di chi si ascolta

  • 9 novembre 2017, 07:06
  • 8 giugno 2023, 12:43

Intelligenza artificiale: salvezza o minaccia?

RSI/Simone Fassora e Fabio Salmina 09.11.2017, 06:30

L’intelligenza artificiale (IA) ha fatto grandi passi avanti negli ultimi anni ed e ci si attende a un continuo sviluppo nei prossimi anni, accompagnato da grandi speranze e altrettanto grandi timori. Normale, quindi, ci sia chi vede l’IA come soluzione ai grandi problemi dell’umanità e chi come una minaccia per l’esistenza dell’essere umano.

Per gettare uno sguardo sul futuro dell’IA abbiamo chiesto l’aiuto di Marco Zaffalon, professore e ricercatore all’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale (IDSIA), affiliato a USI e SUPSI, che figura tra i migliori al mondo nel campo.

Una minaccia per il futuro

Lo sviluppo dell’IA e il suo impatto sul mondo del lavoro è un argomento all’ordine del giorno, discusso anche al WEF di Davos del 2017. Il timore è di vedere sparire molti posti di lavoro, con pesanti conseguenze per la società. Il rischio di impieghi in meno esiste, ma rinunciando all’automatizzazione, afferma Zaffalon, un’azienda non è più competitiva e dovrà chiudere, perdendo tutti i posti di lavoro. Un altro timore riguarda la privacy: l’IA sarà sempre più in grado di analizzare masse enormi di dati e potrebbe essere usata per sorvegliare le persone usando le informazioni presenti online. Il problema, sottolinea Zaffalon, è già presente con i servizi “gratuiti” offerti online, che vengono in realtà pagati con le nostre informazioni, ed è necessario discutere chi sia, in ultima istanza, il proprietario delle informazioni che ci riguardano. Un tema che, al momento, non sembra però interessare il grande pubblico.

Umanità obsoleta

Lo scenario più apocalittico propone una IA che comincia a migliorarsi da sola, progredendo sempre più velocemente fino a superare l’intelligenza umana e sfuggire al controllo dei suoi creatori. La situazione, presentata per la prima volta nel 1965 dallo statistico I. J. Good, è possibile secondo Zaffalon, ma è anche probabile che nel futuro non troppo distante vi sarà un’integrazione tra umano e macchina, e l’evoluzione dei due procederebbe quindi in parallelo.

Il rischio siamo noi

Il maggiore rischio legato all’IA, secondo Zaffalon, è l’uso che decideremo di farne. Come molte scoperte nella storia dell’umanità non è positiva o dannosa di per sé, ma lo può essere il suo impiego. Il ricercatore sottolinea anche come il progresso in atto non si può fermare poiché ci sono troppi interessi investiti. È quindi necessario essere attenti e reattivi a quanto succede nel settore, aprendo un dibattito sui problemi, concentrandosi allo stesso tempo sulle opportunità.

Un aiuto prezioso

L’IA, all’opposto dello spettro, potrebbe aiutare l’umanità a risolvere le sue più grandi sfide: dalla fame alle malattie, passando per il cambiamento climatico. Zaffalon, senza guardare al futuro remoto, vede molti campi in cui potrebbe essere utile, in particolare per la capacità di analizzare le enormi masse di dati che già oggi produciamo. Le applicazioni vanno dagli studi genetici alla scoperta precoce di tumori, dall’economia ai cambiamenti climatici. In qualsiasi settore vi sono molte informazioni complesse e difficili da analizzare, l’IA potrà aiutarci nel comprenderle e prendere delle decisioni ragionevoli.

Simone Fassora

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