Si chiama Kabre Gora che, nella lingua locale, significa cimitero degli stranieri. A Kabul è un pezzo fondamentale della città e della sua memoria. Non solo perché conserva gli ultimi 150 anni di storia recente dell’Afghanistan, segnata da continue guerre, ma anche perché i suoi custodi, prima il padre Rahimullah e oggi il figlio Sami, rappresentano un esempio di pace e convivenza. Nato nel 1879 per dare sepoltura ai soldati britannici caduti in battaglia durante la Seconda guerra anglo-afghana, questo giardino è diventato col tempo il luogo di sepoltura di tanti cittadini stranieri legati al paese, come Marc Aurel Stein, archeologo ungherese naturalizzato britannico, appassionato di Asia e Medio Oriente. In anni più recenti, alle lapidi si sono aggiunti anche i memoriali in ricordo delle vittime dei conflitti contemporanei, soprattutto soldati delle missioni Nato.
Raccogliendo il testimone del padre, morto nel 2010 e diventato un simbolo di resistenza alle minacce dei Talebani, il giovane Sami continua ad occuparsi di questo luogo, sopravvissuto a saccheggi e attacchi, che oggi è uno splendido giardino in una città fragile.
Ilaria Romano