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La triste storia di Kasserine

Viaggio nel cuore della Tunisia là dove la rivoluzione del 2011 ha portato solo quello che c'era già

  • 15 April 2016, 06:09
  • 7 June 2023, 17:09

Ucciso per una pecora negata - di Cristiano Tinazzi

RSI Mondo 15.04.2016, 18:59

  • ©Cristiano Tinazzi

Kasserine è una cittadina, un paesotto che si trova nel cuore della Tunisia, decisamente fuori tiro rispetto agli itinerari turistici sebbene, nelle sue vicinanze vi sia il Monte Chambi, che è un parco nazionale. Lontano il mare. Lontana la rivoluzione. C'è però chi, come Cristiano Tinazzi, giornalista professionista freelance, saggista e autore televisivo a Kasserine ci è andato (vd video). Lui, in paesi come Tunisia, Egitto e Libia ci lavora. Gli abbiamo chiesto di spiegarci perché.

"Perché sono Paesi usciti dalle cosiddette Primavere Arabe, ognuno con una storia particolare e che hanno preso, al momento, strade diverse. La Libia è sprofondata in un lungo periodo di instabilità e di guerra civile, la Tunisia invece sta affrontando, seppure tra mille difficoltà, un percorso di piena democrazia, mentre l’Egitto è ripiombato in una forma autoritaria sotto la guida di una gerarchia militare. Paesi con diversi impianti culturali e politici, tutti alle prese non solo con problemi di diritti civili e umani ma anche con il pericolo del terrorismo. Lavorare in questi contesti significa anche portare le loro voci, le loro istanze, i loro desideri, spesso disattesi e inascoltati da quello che viene definito ‘Occidente’ ".

Cristiano Tinazzi, cosa noi, che stiamo dall’altra parte del mare, dovremmo capire?

"Il mondo dall’altra parte del Mediterraneo è, dal 2011, radicalmente cambiato e, oggi più che mai, servono sinergie tra le due sponde del ‘Mare Nostrum’. Non servono le semplificazioni politiche o mettere barriere e confini tra una parte e l’altra. Serve invece utilizzare strumenti di comprensione e integrazione, comprendere che ogni persona che lascia il suo Paese lo fa per cercare una condizione di vita migliore. E non si può chiedere di tornare a casa a chi scappa da fame, guerre e disastri ambientali. Nello stesso tempo servirebbero politiche di cooperazione economica e ambientale per evitare lo sradicamento di milioni di persone dalle loro terre".

Com'è arrivato in questa città – quella di Kasserine – e qual è l’elemento che l'ha maggiormente colpita?

"Kasserine, come Sidi Bouzid, è stata l’epicentro della rivoluzione del 2011 e, ancora oggi, si trova ad affrontare anche il problema di migliaia di giovani senza speranza di lavoro e un futuro. Sono andato nella città lo scorso gennaio, mentre rientravo dalla Libia, perché era giunta la notizia di proteste di piazza e della morte di un giovane disoccupato, Ridha Yahyahoui. Quello che si percepisce a Kasserine è il tremendo senso di abbandono nel quale vivono le persone. C’è una differenza enorme tra la regione di Tunisi e quella di Kasserine, segno che niente è cambiato per loro dal 2011. Realtà dove la povertà è tangibile e, spesso, diventa un serbatoio per chi manipola i giovani per instradarli verso il terrorismo".

m.c.

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