Al tempo delle sirene, c’è un luogo a Milano che vive in un mondo a parte, scandito dal metronomo dei ricordi, che interpreta il dramma lontano dai riflettori e dal palcoscenico delle cronache. È un mondo super protetto. Perché i vecchi nelle case di riposo sono morti a migliaia, una generazione decimata. E Casa Verdi è diventata un bunker. Gli ospiti del palazzo neogotico di Piazza Buonarroti vivono reclusi nelle loro stanze, non condividono più gli spazi comuni, il salone centrale arredato con i mobili donati a Giuseppe Verdi dal viceré d’Egitto Ismail Pascià per la prima della Scala al Cairo. Il Maestro, con gl’incassi strepitosi di quell’evento fece costruire quella che definì la sua “opera più bella”, questa casa di riposo per musicisti, un luogo unico al mondo. In tempi normali, la colonna sonora è quella d’una incessante e straniante prova d’orchestra. Oltre a una sessantina d’anziani e di vecchi, Casa Verdi ospita anche sedici giovani talenti; le generazioni e le esistenze si confondono, così come l’idea della morte è assorbita, fino ad annullarsi, dal richiamo irresistibile e vitale dell’arte. Marzio G. Mian ha parlato con alcuni di loro al telefono, traendone un racconto polifonico e intimo. C’è la voce del grande baritono Claudio Giombi, interprete di memorabili Boheme, quella di Bissy Roman, 95 anni, musicologa e mitica insegnante lirica proveniente dall’Est comunista e approdata prima in Italia e poi a New York, c’è il pianista Corrado Neri, 26 anni e allievo di Bissy, show man siciliano che reinterpreta Domenico Modugno.
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