Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1991 morì Pier Vittorio Tondelli, una delle figure più rappresentative della letteratura italiana dell’ultimo scorcio del XX secolo. Scrittore “di culto” per le generazioni cresciute tra gli anni Settanta e Ottanta, Tondelli ha rappresentato sicuramente una delle voci che più di altre sono state capaci di tradurre in parola ansie, speranze, eccessi e delusioni di chi cercò modelli di vita alternativi o anche semplici “vie di fuga” dai diktat che si affermarono circa trent’anni fa sull’onda della “controriforma” neoliberista. Con le voci di Enza Negroni, regista del film-documentario dedicato a Tondelli “Lo chiamavano Vicky” e con quelle di chi fu amico dello scrittore nella nativa Correggio (come Viller Masoni, oggi direttore del Centro di documentazione “Pier Vittorio Tondelli” e Giorgio Bonaccini, poeta con il quale Tondelli collaborò all’inizio della sua attività di scrittore), e a Firenze, città che lo ospitò per qualche anno e che lo scrittore di Correggio ha ampiamente descritto nel suo ultimo lavoro “Un week-end post moderno”, Romano Giuffrida tratteggia un ritratto “intimo” dell’autore di “Altri libertini”, “Pao Pao”, “Rimini” e “Camere separate”.

Pier Vittorio Tondelli, detto Vicky
Laser 12.04.2012, 02:00
Contenuto audio
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703609