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Un buon medico è un buon filosofo

Ritratto in due puntate di Roberto Malacrida - di Sonja Riva

Roberto Malacrida (TiPress)

Un buon medico è un buon filosofo

  • Ritratto in due puntate di Roberto Malacrida (1./2)

    Laser 09.07.2012, 04:00

  • Un buon medico è un buon filosofo (2./2)

    Laser 10.07.2012, 04:00





Due puntate tratteggiate di citazioni filosofiche,musiche e riflessioni attorno alla medicina,e attorno al vivere e il morire. Il ritratto di un medico e docente universitario che dopo quarant’anni d’intensa attività, lascia ora il suo ruolo di primario del reparto cure intensive all’Ospedale Regionale di Lugano, per occuparsi anche di politica in prima persona. E’ stato, infatti, eletto alle ultime votazioni come consigliere comunale a Bellinzona. In un alternarsi di racconti delle sue esperienze personali, che sono anche un pezzo di storia della medicina ticinese, nel suo legame con il territorio, costellata anche da momenti storici importanti come ad esempio la nascita del cardiomobile. Roberto Malacrida ci parla dell’evoluzione delle cure mediche e di cos’è per lui l’accanimento terapeutico. Ed anche dell’importanza della cultura come strumento per prendersi cura di se stessi. Di etica e di emozioni nella cura del paziente, fino all’etica politica necessaria per riuscire a curare meglio, e del rapporto tra tecnologia e umanesimo nella medicina di oggi e di domani.

Secondo appuntamento con le riflessioni del dottor e professore universitario,Roberto Malacrida, in procinto di lasciare il suo ruolo come primario del reparto cure intensivo dell’Ospedale Regionale di Lugano. In uno scorrere delle sue esperienze professionali,tra insegnamento accademico e attività clinica. Sentiremo le sue opinioni ad esempio sulla medicina alternativa e sulle medicine delle culture altre dalla nostra. Per arrivare ai risultati di un progetto di studio sul concetto d’intimità da parte dei pazienti, che richiedono al medico anche un ritorno di questo loro investimento d’intimità. Della necessità nel rapporto con i pazienti, di dosare tra quello che si riceve e quello che si restituisce. Parleremo anche del tempo spesso misterioso e inaspettato del vivere e del morire. Del suo intendere la medicina a volte più come arte che come scienza. Per finire con il suo vivere la medicina come laboratorio di emozioni e di sofferenza. Perché per il dottor Malacrida la medicina oggi cronicizza sempre di più e guarisce poco e la lotta con il destino, non la vincono i medici.

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