Emilio Jona, foto tratta dalla Fondazione Pergolesi Spontini (© Fondazione Pergolesi Spontini)

I 95 anni di Emilio Jona

di Claudio Farinone e Giuseppe Clericetti

Nei tardi anni Cinquanta fu tra i fondatori di un collettivo che si proponeva di lanciare una canzone diversa rispetto al modello sanremese dominante. Si chiamava Cantacronache e radunò attorno a sé poeti, letterati e musicisti del calibro di Italo Calvino, Franco Fortini, Michele Straniero, Gianni Rodari, Sergio Liberovici. Lui è Emilio Jona, il solo sopravvissuto – con Fausto Amodei - a quella stagione che diede il via alla canzone d’autore in Italia. Avvocato, scrittore, poeta, ricercatore di musica popolare, oltre che romanziere e librettista d’opera, Jona è stato fra gli animatori di quel gruppo e co-autore del libro che inaugurò gli studi seri sulla canzone italiana: "Le canzoni della cattiva coscienza", con la prefazione di Umberto Eco. Autore di monumentali lavori editoriali e discografici che vanno dai canti della Grande Guerra alla ballata tradizionale, dal repertorio di risaia alla canzone operaia, Jona ha dato un contributo fondamentale alla conoscenza delle culture subalterne. In occasione dei suoi novantacinque anni, da poco compiuti l’intellettuale torinese, originario di Biella, parla del proprio percorso di ricerca lungo oltre sessant’anni. Con lui dialoga Paolo Prato.

 

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