Sono la colonna invisibile di decine di successi, la trama segreta che dà forza, profondità e identità a una canzone: i coristi. Figure quasi mai in primo piano, ma indispensabili. La nuova puntata indaga il ruolo del corista nella musica pop dell’ultimo secolo, un percorso che inizia prima ancora dell’industria discografica, quando il coro rappresentava un simbolo collettivo: voce della comunità nella liturgia, presenza rituale nel teatro greco, strumento narrativo e morale nell’opera. Una matrice antica che riemerge, trasformata, nel pop del Novecento.
Con l’avvento della registrazione, il corista diventa un architetto del suono: dal gospel che forma intere generazioni di cantanti afroamericani, alle sofisticate armonizzazioni del doo-wop, fino ai vocal group che negli anni Sessanta e Settanta definiscono l’estetica dei grandi studi, da Los Angeles a Londra. Voci come quelle delle Blossom o delle Sweet Inspirations contribuiscono a rendere iconici artisti e brani, pur restando dietro il sipario.
La puntata esplora il loro ruolo creativo in studio — dove spesso inventano armonie, accenti, soluzioni timbriche — e quello altrettanto cruciale sul palco, dove sostengono la complessità sonora dei live contemporanei, tra layering vocali, click track e arrangiamenti sempre più ricchi.
Chi sono oggi i coristi? Che cosa è cambiato con l’autotune, il digitale, il vocal stacking, e cosa resta insostituibile del fattore umano? Una riflessione sulla voce che non guida, ma completa: la voce che fa emergere tutte le altre.
Alessandro De Rosa e Giovanni Conti ne discutono con due grandi coriste contemporanee: Silvia Aprile e Roberta Montanari.
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