Un articolo del filosofo Bernard-Henri Lévy apparso l’altr’ieri sulla stampa italiana attira la nostra attenzione: Andrew Milburn, un ex colonnello dei Marines, sconvolto dalle immagini che gli giungono dall’Ucraina, parte come corrispondente di Guerra. Ben presto si rende conto che i volontari ucraini che accorrono coraggiosamente agli uffici di reclutamento non hanno la minima esperienza di combattimento. Decide dunque di impegnarsi diversamente e inventa un programma di addestramento che insegni loro, in pochi giorni, a usare un'arma, a costruire una barella, a correre piegando il busto, a stringere con un laccio una ferita, a guadare un fiume senza scivolare, a sopravvivere in una trincea. Quando Milburn chiama il suo gruppo "Mozart" ha ovviamente in mente il gruppo Wagner. Solo che il gruppo Mozart, qui, non è soltanto una risposta agli squadroni di pregiudicati, cani da guerra e altri assassini della Wagner, è l'esatto opposto: i suoi uomini sono disarmati.
Oggi, con i nostri ospiti Gaia Varon e Angelo Foletto, riflettiamo sull’appropriazione e l’uso di nomi celebri della musica classica da parte delle forze in gioco in guerra.
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