Il dibattito in Gran Consiglio, in trasferta al Palacongressi di Lugano, sulla questione del cosiddetto “arrocco” all’interno del Consiglio di Stato si è trasformato in un duro faccia a faccia tra Parlamento e Governo. Una discussione voluta per capire le ragioni di questo cambio di marcia, che riguarda i due “ministri” leghisti, Norman Gobbi e Claudio Zali, (quest’ultimo ha disertato la riunione), e tre ambiti dell’amministrazione cantonale: Giustizia, Polizia e Divisione delle costruzioni. Un confronto che è sembrato un dialogo tra sordi: per il governo l’arrocco nella sua versione light ha un senso, in particolare per quanto riguarda le riforme di cui da troppo tempo necessita la magistratura ticinese e affidate ora a Zali. Per il Parlamento, Lega esclusa, si tratta invece di una mossa mal comunicata e inefficace per l’azione dello Stato, una scelta legata solo a motivi partitici della stessa Lega, alla ricerca di nuovi slanci in vista della prossima sfida elettorale dell’aprile 2027.
Una crisi istituzionale di cui discuteremo con:
- Alessandro Speziali, presidente del PLR
- Maurizio Agustoni, capo-gruppo del Centro
- Ivo Durisch, capo-gruppo del PS
- Alessandro Mazzoleni, deputato della Lega dei Ticinesi
- Matteo Pronzini, deputato dell’MpS
- Tuto Rossi, deputato UDC
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