Camorino, centro per rifugiati
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Bloccati tra l'asilo negato e il terrore del rimpatrio

Le storie di tre iracheni in Ticino e gli sviluppi del conflitto iracheno

  • @Ti-Press
  • 10.9.2019
  • 37 min
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Hanno qualcosa di paradossale le vicende di tre giovani uomini arrivati dall’Iraq in Ticino 6-8-10 anni fa. Hanno chiesto l’asilo. Hanno imparato l’italiano, hanno concluso una formazione, hanno trovato un lavoro, un appartamento. Pagavano le tasse, facevano una vita indipendente. E poi, arrivata la decisione negativa sulla loro richiesta d’asilo, avrebbero dovuto rimpatriare in Iraq. Non lo hanno fatto, temevano per la loro sicurezza. I rimpatri forzati verso l’Iraq non sono possibili. E quindi sono fermi. Hanno perso il diritto di lavorare, vivono degli aiuti d’emergenza dello stato. Uno è tornato per mesi nel bunker di Camorino, l’altro abita nel centro per richiedenti l’asilo di Cadro, l’altro è entrato in clandestinità.

Sulla scia di queste storie sorgono alcune domande: perché viene negato l’asilo a persone integrate e che vengono da paesi in guerra? Su quali basi le autorità elvetiche valutano sicuro il rimpatrio in paesi instabili come l’Iraq? E poi, a che punto è il conflitto in Iraq e quali dinamiche sono in corso? A quest’ultima domanda è dedicata la seconda parte del programma.

Con interventi di:

Daniel Bach, capo della comunicazione della Segreteria di Stato della Migrazione

Norman Gobbi, Consigliere di Stato ticinese

Karin Kneissl, ministra degli esteri austriaca nel governo Kurz, in carica fino a pochi mesi fa

Donatella Rovera, Amnesty International

Roberto Antonini, giornalista RSI

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