Quanto sta bene, quanto sta male il mercato dell’alloggio in Svizzera? Secondo l’Associazione svizzera degli inquilini sta sufficientemente male per giustificare un “Sì” all’iniziativa popolare “più abitazioni a prezzi accessibili”, sulla quale voteremo il prossimo 9 febbraio e che fu consegnata nel 2016 in risposta a un decennio di progressiva tensione in questo settore e di conseguente aumento delle pigioni. In estrema sintesi, il testo propone che almeno il 10% delle nuove abitazioni in Svizzera sia costruito da committenti di utilità pubblica (quindi con logiche diverse da quella del profitto) e chiede che i risanamenti energetici sovvenzionati dall’ente pubblico non portino a una diminuzione delle abitazioni a pigione moderata.
Misure esagerate, esageratamente costose e non più attuali, secondo il Consiglio federale, che raccomanda una bocciatura del testo e propone, in alternativa, un sostegno meno “ingessato” all’edilizia d’utilità pubblica tramite un aumento, per 10 anni, dei crediti messi a disposizione. In questo modo sarebbe possibile intervenire nelle situazioni obiettivamente problematiche, come quelle dei principali centri urbani, ma non in altri contesti dove, negli ultimi anni, il mercato si sarebbe riequilibrato da solo e, se mai, il problema oggi sarebbe più quello di un eccesso di alloggi che di una loro carenza.
Chi ha ragione? Ne discutiamo con:
Marina Carobbio, consigliera agli stati PS, vicepresidente dell'Associazione svizzera inquilini;
Renata Galfetti, segretaria CATEF (Camera ticinese dell’economia fondiaria);
Fabio Regazzi, consigliere nazionale PPD, co-presidente del Comitato contro l’iniziativa;
Rolf Würth, delegato del CdA Alloggi Ticino e membro comitato CASSI (Cooperative d’abitazione Svizzera italiana).
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