Lo Sri Lanka sta attraversando la crisi economica peggiore dalla sua indipendenza nel 1948. Tant’è che un mese fa il Paese ha annunciato il default: il debito ha toccato i 51 miliardi di dollari e il Governo non riesce più a pagare gli interessi. Una situazione che per la popolazione significa: esplosione dei prezzi degli alimentari e dell’energia. Energia – elettricità e carburante – che manca, con file interminabili alle stazioni di servizio e blackout continui.
Le proteste, iniziate un mese e mezzo fa, sono sempre state pacifiche, ma negli ultimi giorni la situazione è precipitata. Con scontri tra critici e sostenitori del governo, e con i primi morti e feriti. Una situazione che ha portato alle dimissioni del primo ministro, Mahinda Rajapaksa, rimasto in carica anche dopo che a inizio aprile tutti i ministri del suo governo avevano lasciato la carica
Resta però al potere l’obiettivo primo delle proteste, cioè il presidente – nonché fratello del primo ministro - Gotabaya Rajapaksa.
Cosa succederà ora? E chi sta beneficiando di questa situazione, sia dentro, sia fuori dal Paese? Che ruolo giocano, in Sri Lanka, i due grandi “contendenti” alla supremazia nella regione: Cina e India?
A Modem ne parliamo con
Francesco Valacchi Collaboratore all’università di Pisa, esperto di geopolitica e geoeconomia, con particolare riguardo all’area asiatica.
Chiara Reid Collaboratrice RSI dall’India
Thuva Balachandran Membro dell’Organizzazione svizzera giovani Tamil
Modem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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