Un bacino artificiale iraniano a secco
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L’Iran ha sete

La siccità ha spinto Teheran a tinseminare le nuvole per provocare artificialmente la pioggia

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  • Reuters
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Confrontato con la peggior siccità degli ultimi 50 anni, l’Iran le sta provando tutte: dalla preghiera in massa perché piova, al razionamento dell’acqua, fino a provare a fare Dio, inseminando le nuvole per indurre artificialmente precipitazioni.
Le autorità di Teheran hanno reso noto che domenica la Repubblica islamica ha effettuato un volo di inseminazione delle nuvole nel bacino del lago Urmia”, il più grande dell’Iran situato nel nord-ovest del Paese, in gran parte prosciugato e trasformato in un vasto letto di sale a causa della siccità.
L’Iran l’anno scorso aveva annunciato di aver sviluppato una propria tecnologia per questa pratica, ora si spera che faccia effetto, visto che se non piove entro la fine dell’anno, la capitale Teheran dovrà essere evacuata, così ha detto lo stesso presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Si parla di oltre 10 milioni di abitanti.

Ma cosa sta succedendo in Iran? Cosa comporta per la stabilità interna del Paese questa emergenza idrica? Ma cosa sta succedendo in Iran? Cosa comporta per la stabilità interna del Paese questa emergenza idrica?
L’inseminazione o “bombardamento” delle nuvole – in inglese il “cloud seeding” - è efficace? A quali conseguenze può portare? E, ancora, in quali modi l’uomo prova ad intervenire su tempo e clima immettendo sostanze nelle nuvole?

Ne parliamo oggi a Modem in una puntata che partirà, quindi dalla situazione iraniana, per poi estendersi ad aspetti prettamente scientifici

Con noi tre ospiti:

Raffaele Mauriello, storico dell’Università Allameh Tabataba’i di Teheran e della Sapienza di Roma
Vincenzo Levizzani, fisico dell’atmosfera e climatologo, autore di vari scritti, tra i quali “Il libro delle nuvole”
Gabriel Chiodo, ricercatore, si occupa di dinamica del clima e interazioni chimica-clima

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