"Nulla è acquisito, il dibattito che avremo nei prossimi 15 giorni è decisivo per la Francia e per l'Europa", ha detto il presidente francese Emmanuel Macron dopo i risultati (non ancora definitivi) del primo turno, invitando gli elettori "a sbarrare la strada all'estrema destra" di Marine Le Pen nel ballottaggio per l'Eliseo del 24 aprile. Il prospettato testa a testa tra il presidente uscente e la candidata del Rassemblement National si è dunque avverato con uno scarto di un paio di punti percentuali a separare i due contendenti.

Un duello copia-incolla rispetto a 5 anni fa, ma con moltissime differenze: in primis il contesto, con una guerra alle porte dell’Europa, ma anche i candidati sono cambiati. Marine Le Pen questa volta – è riuscita a rendersi “presidenziabile”, mentre Emmanuel Macron, negando lo scontro diretto in campagna elettorale, ha sicuramente perso più di un elettore. Dopo un quinquennio da Presidente che ha attraversato più crisi (gilets gialli, pandemia, guerra) Macron, per il secondo turno, ha già incassato il sostegno di Républicains, Verdi, socialisti e parzialmente dell'Union populaire di Jean-Luc Mélenchon ma la partita non è per niente chiusa.

Dal canto suo Marine Le Pen, che a inizio campagna è stata addirittura a lungo dietro all’ex giornalista Eric Zemmour, dopo aver battuto il rivale, beneficerà del suo per il 24 aprile. Per completare il quadro, una prima analisi si soffermerà anche sui partiti tradizionali o recenti (come i Verdi) ancora una volta fuori dai giochi.

Analizzeremo questo voto con :

• Chiara Savi , inviata RSI a Parigi;

• Sandro Gozi, eurodeputato de La République en Marche;

• François Filoni, delegato dipartimentale RN in Corsica;

• Sara Gentile, professoressa di scienze politiche e analisi del linguaggio politico a Sciences Po di Parigi;

• Riccardo Brizzi, professore di Storia contemporanea e coautore del libro “La France d’Emmanuel Macron".

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