Si chiamano microchip oppure, in italiano, microprocessori. Un chip (letteralmente "pezzetto") è il componente elettronico composto da una minuscola piastrina di silicio a partire dalla quale viene costruito il circuito integrato; un elemento che riveste un ruolo fondamentale nella nostra società sempre più informatizzata e digitalizzata. Li troviamo un po’ dappertutto, nelle auto, negli elettrodomestici, nei telefonini e vengono prodotti quasi interamente in Asia (Taiwan, Cina, Corea del sud).
Un bene, dunque, ricercatissimo in un mercato che al momento sta vivendo una crisi quasi sistemica. La produzione di questi microprocessori è diminuita e non riesce più a soddisfare la domanda di chi ne ha bisogno per fabbricare e poi vendere i propri prodotti. E sono beni di cui facciamo uso costantemente.
Diverse le ragioni di questa emergenza, a cominciare dalla pandemia e dalla corsa scattata, un anno fa, per accaparrarsi tutti quei marchingegni che ci hanno finora permesso di rimanere in contatto con il mondo, seppur in modalità “remoto”. La guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, con le relative sanzioni non ha fatto altro che aggravare la situazione. Delle ragioni di questa crisi, scoppiata in un settore così nevralgico, e delle sue conseguenze parleremo con:
Alessandra Juri, direttrice della Adolfo Juri elettronica industriale, di Ambrì;
Roberto Lo Vecchio, giornalista della rivista specializzata Quattroruote;
Andrea Salvadè, direttore dell’Istituto sistemi e elettronica applicata (ISEA), Dipartimento tecnologie innovative. SUPSI.
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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