Da una parte un intervento militare israeliano nel campo profugo palestinese di Jenin, in Cisgiordania, finito nel sangue: 10 palestinesi sono stati uccisi e più di 20 feriti, portando così a 30 il numero di palestinesi uccisi in Cisgiordania dall'inizio dell'anno. Dall’altra, in risposta, la sospensione della collaborazione in materia di sicurezza fra autorità palestinese e governo israeliano e soprattutto due attentati palestinesi a Gerusalemme Est, anch’essi finiti nel sangue con la morte di 7 persone. Il tutto alla vigilia della visita nella regione del Segretario di Stato statunitense Antony Blinken che ha quindi esortato tutti ad evitare l’escalation e a tornare al dialogo attorno all’obiettivo ribadito di stabilire due Stati per i due popoli.
L’irrisolto problema israelo-palestinese torna d’attualità, sospinto da episodi di attacchi e violenze come non se ne vedevano da tempo e in un contesto politico poco rassicurante. Israele è guidato, da un mese, dal governo più a destra della sua storia, che ha nel mirino un indebolimento del potere giudiziario e nuovi insediamenti nei territori occupati. In Cisgiordania alla guida (se si può dire) c’è oramai da anni un’Autorità palestinese delegittimata e in cui nessuno più crede. Cosa aspettarsi?
A questo quadro occorre ancora aggiungere l’attacco effettuato con droni contro un’istallazione militare in Iran. “La nostra politica e la mia politica, è quella di fare tutto ciò che è possibile ad Israele per impedire all'Iran di acquisire e fornire armi atomiche” ha affermato Benjamin Netanyahu in compagnia di Antony Blinken.
Facciamo il punto alla situazione con tre giornalisti:
Daniel Bettini, responsabile del desk esteri del quotidiano Yediot Ahronot a Tel Aviv;
Davide Lerner, Radio3Mondo, già giornalista per il quotidiano Haaretz;
Safwat Kahlout, giornalista palestinese attivo nella striscia di Gaza.
Modem su Rete Uno alle 8:30, in replica su Rete Due alle 18:30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay.
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