Non accenna a placarsi il polverone di polemiche e discussioni attorno al tentativo dei consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali di scambiarsi a vicenda il proprio dipartimento, nel tentativo, come affermato dagli stessi interessati, di ridare slancio alla loro operatività governativa.
C’è chi parla di istituzioni calpestate, per aver scavalcato nella comunicazione ogni decisione governativa in merito. Chi, invece, di un disperato tentativo dei ministri leghisti per rilanciare la loro immagine, in vista delle prossime elezioni cantonali, nella primavera del 2027. Con gli alleati dell’UDC che non hanno esitato a parlare di “modalità fantozziane” e di “proposta inopportuna”, toni forti che sembrano scrivere i titoli di coda al già fragile patto elettoralistico tra Lega e UDC.
Quale il bilancio di questa operazione agli occhi del movimento di Via Monte Boglia? Quali le riflessioni degli altri partiti su un arrocco dipartimentale, sui cui il governo è ora chiamato a prendere una decisione? E quali le possibili conseguenze sulla politica ticinese, ormai giunta a metà legislatura e alle prese con parecchi nodi da sciogliere, primo fra tutti quello delle finanze pubbliche.
Temi in discussione con:
- Daniele Piccaluga, coordinatore della Lega dei Ticinesi
- Laura Riget, co-presidente del Partito socialista TI
- Fiorenzo Dadò, presidente del Centro TI
- Fabio Käppeli, vice presidente del PLRT
- Pino Sergi, granconsigliere del Movimento per il socialismo
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